giovedì 26 gennaio 2012

American Beauty

Regista: Sam Mendes
Attori: Kevin Spacey, Annette Bening, Wes Bentley, Thora Birch, Mena Suvari
Anno: 1999
Musiche: Thomas Newman


Bel film d’esordio di Sam Mendes, abile regista che in questo film rappresenta magistralmente uno spaccato della società americana, ma se vogliamo anche stereotipi di altre società (basti pensare alle due amiche Angela e Jane che in realtà son poco amiche ma lo sono solo per comodo). Inoltre qui le musiche sono parte integrante del film stesso e a mio avviso il film senza le musiche perderebbe di bellezza e di potenza. Ma passiamo un attimo in rassegna i vari personaggi.

I protagonisti sono Lester Burnham (Kevin Spacey), Carolyn Burnham (Annette Bening) e la loro figlia Jane. Il film si snoda sulla vita di queste persone che cercano di apparire felici ma che in realtà non sono per niente felici e realizzati. In più c’è l’amica Angela, una bella ragazza bionda che fa perdere la testa a Lester: tuttavia, a ben vedere Angela e Jane non sono per nulla amiche, entrambe sfruttano la loro finta amicizia per sentirsi migliori! Inoltre vi sono i vari vicini di casa: una coppia gay e la famiglia Fitts, composta dal colonnello Frank Fitts, sua moglie Barbara e suo figlio diciottenne Ricky. Tutti personaggi fondamentali per l’evoluzione del film.
Il film è molto particolare e di grande intrattenimento nonostante la frase iniziale che ci dice come andrà a finire il film. Tuttavia per come si svolge l’opera ci si dimentica subito di quello che viene detto all’inizio e si viene trasportati in quella zona periferica di Los Angeles, dove le vite dei protagonisti si incrociano quasi per caso creandosi delle nuove amicizie tanto nuove quanto forti o come nel caso di Angela e Jane, finte.     

American Beauty
Tutti i personaggi principali interpretano una maschera ed è difatti un film costruito sui dualismi, sulle contrapposizioni o sulle apparenti contrapposizioni. Un film scorrevole fino al colpo di scena finale passando attraverso il succo del film: ovvero è meglio essere o apparire?
A voi la scelta! Io la mia l’ho fatta da sempre…..Quello che mi piace in particolare di questo film è come viene miscelato in modo geniale il pathos allo humour, descrivendo così un ritratto sia ironico ma soprattutto inquietante della società americana. Ed è proprio questo humour, magari amaro, che mi fa piacere assai questo film, al contrario del recente Revolutionary Road che obiettivamente è un bel film ma a me non aggrada più di tanto.

Tornando ad American Beauty, tutti gli attori sono bravissimi, con un Kevin Spacey in  forma, senza dimenticare la brava Bening e tutti gli altri. Stranamente, a parte Spacey, gli altri attori non hanno avuto un resto di carriera esaltante (mi riferisco in particolare agli attori giovani), nonostante la loro interpretazione sia stata notevole.

Come ho detto all’inizio, a rendere questo film superbo in alcuni punti vi è una colonna sonora da paura scritta da Thomas Newman con musiche basate su bellissimi sintetizzatori e musiche anche rumoriste (quindi Thomas Newman conosce sicuramente Edgar Varese) alternate a pezzi storici come “American Woman” dei Guess Who.

In conclusione il film mi è piaciuto, lo consiglio a chi piace il genere di film nato da contaminazioni tra commedia e drammatico. Poi ovviamente ribadisco che quello che ho detto su Revolutionary Road riguarda i miei gusti personali, onde evitare stupidi commenti! Ah, quasi dimenticavo: il film d'esordio di Sam Mendes ha ricevuto cinque premi Oscar. Direi niente male!

sabato 21 gennaio 2012

I tre Dvd horror

Non aprite quella porta - 1974
Un giorno di fine Ottobre 2010 andai al bar della stazione d’Iglesias e comprai tre dvd, tutti del genere horror. Inizialmente ero indeciso perché grosso modo per lo stesso prezzo o molto simile (9.99 euro) potevo anche prendere “Arancia Meccanica” di Stanley Kubrick. C’ho pensato una decina di minuti e nel mentre guardavo altri giornali, così giusto per prendere tempo! Una decina di minuti non è poco tempo e difatti mi stava balenando l’idea di prenderli tutti e quattro. Ero indeciso: o andavo sul sicuro (Arancia meccanica, già visto a suo tempo) o optavo per il nuovo. Alla fine decisi di prendere i tre dvd che sono considerati tre cult: “Rosemary’s Baby”, “Non aprite quella porta” e “Un lupo mannaro americano a Londra”.                                             


Allora partiamo dal film che mi ha lasciato perplesso: Non aprite quella porta, del 1974, di Tobe Hooper.
La trama è semplice: cinque ragazzi vanno dove non devono andare e si imbattono in Faccia di Cuoio, un macellaio sia di maiali che di persone. Bisogna essere onesti: definirlo un film mi sembra un pò fuori luogo, è per lo più un film amatoriale che è diventato un cult solo per via del personaggio Faccia di Cuoio e per il fatto che la trama è tratta da fatti macabri e realmente accaduti.
Un lupo mannaro americano a Londra
Al confronto il remake del 2003 è un supercapolavoro, anche perché il film è fatto bene. Il film del 74 si salva un po’ verso il finale, dove  finalmente sembra di vedere un film e un minimo di personalità da parte del regista. Ma la verità è che questo film è una serie di scene per lo più fini a se stesse e ribadisco il fatto che il film è stato girato nel 1974 e non nel 1924. Se fosse uscito nel 1924 allora il film poteva assurgere a cult. La parte positiva di questo film sta in qualche buon inserimento musicale (colonna sonora quasi assente), nel fratello pazzo di Faccia di Cuoio che salva praticamente il film da una noia certa e dall’interpretazione dell’unica ragazza che si salva dalle grinfie di Faccia di Cuoio. Poi si qualcuno potrebbe dire: “Ma il budget era particolarmente basso”. Si ok, però esigo vedere un film con una trama, non con scene fine a se stesse. Se proprio si vuole essere obiettivi, al massimo gli si può dare 6, grazie ad un finale trash – comico girato discretamente bene. Deludente.  
Riporto una frase presa da un forum: “l'originale del 74 di Tobe Hooper e' senz'altro un gran film (con uno stile per certi versi che sa di "amatoriale"), i successivi Non aprite quella porta 2-3-4 senz'altro inferiori all' originale anche se carini (almeno alcuni), il rifacimento del 2003 non l'ho visto ma mi pare che la critica l'abbia bollato come una mezza cagata (i critici piu' buoni).”. Allora o io sono pazzo o qualcuno riesce ad associare due parole che distano anni luce fra loro ovvero “gran” e “amatoriale”. Mah! A quanto sembra sono estremamente controcorrente, questo film dalla critica è considerato un capolavoro, un’ora e 18 minuti di capolavoro.

Rosemary's Baby
Un lupo mannaro americano a Londra è del 1980 ed è stato girato da John Landis, regista di “Una poltrona per due” e “Il principe cerca moglie”. Il film non è affatto male, la trama è coinvolgente,  caratterizzata da un sapiente alternarsi di tensione e di comico che si mischiano in modo pregevole. Belli gli effetti speciali quando il protagonista si trasforma in lupo mannaro. A mio avviso, la parte più debole del film sta nel finale che è un po’ semplice e risente della mancanza di azione. Con un finale più movimentato probabilmente il film sarebbe stato perfetto o quasi. Insomma a questo film manca la ciliegina sulla torta. Comunque film godibile.

Infine concludiamo con Rosemary Baby’s, film di Roman Polanski. E’ un horror d’autore e difatti non è un horror vero e proprio. E’ un film di fatto molto raffinato, girato con grande maestria e con uno stile angosciante fino al finale liberatorio. A me non aggrada particolarmente questo film, non mi coinvolge particolarmente, ma aldilà dei miei gusti personali, ritengo il film di ottimo livello. Brava Mia Farrow lanciata proprio da questo film, qui giovanissima. Non vi descrivo la trama, guardatevi il film e fatevi la vostra idea. 


domenica 15 gennaio 2012

La commedia di Orlando

Come sapete sono un appassionato di cinema e di quasi tutti i generi cinematografici, con un tallone d’Achille procuratomi dal cinema d’autore. Essendo d’Iglesias con un teatro chiuso da sempre ed essendoci stato un certo calo culturale negli ultimi dieci anni in Italia, io di teatro non ho visto proprio nulla. Tradotto in altri termini, a teatro in questi ultimi dieci anni c’andavano solo determinate generazioni. Per quanto mi riguarda, a parte aver visto un operetta più o meno quando avevo 12-13 anni ovvero Cin-Cin-La, del quale ho bei ricordi, ero a digiuno di rappresentazioni teatrali da sempre. Dato che il 13 Gennaio era in programmazione una conferenza di Isabella Ragonese a Cagliari, ho deciso di vedere questa conferenza e qualche ora dopo vedere “La commedia di Orlando” con protagonista la Ragonese, diretta da Emanuela Giordano al Teatro Massimo di Cagliari. Tale commedia è tratta dall’“Orlando” di Virginia Woolf, romanzo drammaturgico. Quindi vi è l’intento di passare dalla drammaturgia alla vivacità della commedia. Obiettivo interessante, ma a mio avviso, per ora non totalmente riuscito.
Isabella Ragonese
Riguardo a questa commedia non sapevo nulla. Ormai ho "imparato" a vedere un film senza sapere nulla riguardo ad esso, in modo tale da capire se l’opera è fatta bene. Premesso che forse non sono la persona più adatta per criticare quest’opera, francamente la commedia non mi è piaciuta più di tanto, in particolare il primo tempo. Nei primi venti minuti ho faticato a capire che cosa stesse succedendo, la trama non mi era molto chiara, complice anche un andatura lenta degli avvenimenti e al tempo stesso battute troppo veloci (almeno per i miei gusti). 
Insomma: per tenere testa all’opera di Virginia Woolf, questa commedia credo dovrebbe durare di più in modo tale da dare un senso al tutto e quindi dare più forza, intensità al significato di quest’opera. La commedia così vista, non mi ha emozionato e mi ha per lo più annoiato nonostante la bravura degli attori. Il primo atto a mio avviso zoppica e li la compagnia dovrebbe lavorarci un po’ di più, mentre il secondo atto lo trovo più riuscito e più vispo. L’idea di trasformare un dramma in una commedia non è male, ma ora come ora il risultato non è dei migliori, anche se intravedo un buon potenziale. Ultimo aspetto: la presenza di una colonna sonora, forse è stata un po’ invadente, ma a me non è dispiaciuta.
Per quanto riguarda la conferenza, la Ragonese si è dimostrata simpatica e ha espresso dei concetti importanti come di un eventuale rilancio o meglio valorizzazione del cinema italiano attuale, perché non possiamo vivere di rendita grazie alle opere di Fellini o Visconti. Io avrei aggiunto anche il cinema anni 70 ma questo è un altro discorso…. :)
Sperando di non ricevere insulti, mi auguro che le mie umili e sincere critiche vengano accettate.

domenica 8 gennaio 2012

Io Sono Leggenda: i tre film!

Sul finire del 2010 riuscii a vedere tutti e tre i film tratti dal libro di Richard Matheson del 1954 "Io sono Leggenda", ovvero quello del 64, del 71 e l’ultimo uscito nel 2008.
Qui ne riporto il mio giudizio su questi tre film. Sostanzialmente, un virus ha annientato quasi tutta la popolazione mondiale. Quasi tutti son morti, altri son diventati una sorta di vampiri/zombie (vampiri perché non si possono esporre alla luce del sole di giorno, e zombie perché hanno delle caratteristiche da zombie ma questo riguarda tutti e tre i film, nel libro sono solo vampiri).  
Il primo film, “L’ultimo uomo della Terra”, è quello che ricalca con maggiore fedeltà il libro con una piccola variazione nel finale. Qui il protagonista, Robert Morgan (non so perché il protagonista si chiami Morgan quando sia nel libro che nei due film successivi si chiama Robert Neville), è interpretato 

L'ultimo uomo della Terra
dallo storico attore di film horror Vincent Price. E mi dispiace dirlo, il più "brutto" dei tre è proprio il primo. Mi dispiace perché è stato girato in Italia, con regista e cast italiano (sul regista non si sa con esattezza chi è il primo regista, insomma il vero regista ovvero se Ubaldo Ragona o Sidney Salkow), a tratti è noioso (il protagonista a tratti pensa e non parla e questo può rendere noiosa la visione) e ha un finale orribile. Peccato perché nella prima parte il film è anche convincente e coinvolgente nell’evolversi ma poi nella seconda parte oltre all’evidente basso budget si è aggiunta una sceneggiatura senza senso, figlia del fatto che si è voluti ricalcare con troppa fedeltà il libro. Inoltre si sente la mancanza d’azione che avrebbe giovato in un film del genere.
Per cui nel complesso il film raggiunge la sufficienza, considerando l’anno d’uscita. Poi ovviamente i miei criteri nel giudicare si basano molto sul finale, quindi se il finale è pessimo, senza senso, il film per me perde e non merita di essere rivisto. Interessanti le musiche jazz intorno al minuto 17.
Il film passò inosservato, ma va ricordato che fu il primo film con la presenza scenica di zombie, ben quattro anni prima del film di George A. Romero “La notte dei morti viventi”. Essendo passato inosservato non si può dire con certezza se Romero avesse visto il film oppure no…
Sia il secondo che il terzo son meno fedeli al libro, creando così possibili strade ad eventuali sceneggiature più interessanti, più libertà per storie più sensate. E in quest’ottica, il terzo è il remake del secondo. Nei due film successivi c’è più azione e per il tipo di film vi sono due attori prestanti come Charlton Heston e Will Smith che sono più adatti di Price.

Per quanto riguarda i miei gusti, quello che mi è piaciuto di più è il secondo, “The Omega Man-Occhi bianchi sul pianeta terra”, con protagonista Charlton Heston. Nel film del 71 la prima parte ha come unico personaggio solo Neville con la presenza degli esseri umani infettati dal virus e diventati zombie. Vi sono delle belle scene d’azione, belle musiche  del compositore Ron Grainer che non annoiano affatto lo spettatore! Memorabile la scena in cui Heston gioca a scacchi con il busto di Cesare. Quindi bravi gli sceneggiatori a scrivere una storia che nonostante la sola presenza del protagonista non annoia lo spettatore ma, ahimè, il difetto sta negli ultimi venti minuti 

Occhi bianchi sul pianeta Terra
che rovinano il film che poteva essere a tutti gli effetti un gioiello degli anni 70. Difatti gli ultimi venti minuti non mi convincono totalmente, nonostante alcuni continui colpi di scena, ma a mio avviso, la mia sensazione è che la sceneggiatura sia stata scritta in modo troppo frettoloso.

Il terzo, “Io sono Leggenda”, con protagonista Will Smith, come il primo ha dei flashback durante il film in cui il protagonista si ricorda degli avvenimenti disastrosi causati dal virus. A mio avviso, qui quello che non mi convince sono gli zombie o vampiri (chiamateli come volete) che sono superdotati, un modo come un altro per spendere soldi in effetti speciali. Inoltre altamente inverosimile la scena della cagna che contrasta i cani superdotati, essendo questi ultimi contagiati dal virus e altrettanto inverosimile la scena finale, per motivi riguardanti le leggi della fisica. In dvd c’è un finale alternativo, spiegato su Wikipedia, che ho trovato molto interessante e a pensarci bene più verosimile del finale originale.  Comunque il film nel complesso è ben fatto, eccetto questi difetti, anche se onestamente me lo aspettavo un pelino più coinvolgente. Non male.
In conclusione direi che i film americani sono superiori al film italiano e in ogni caso consiglio la visione di tutti e tre i film, soprattutto per chi è appassionato di questo genere di film.

Io sono Leggenda