martedì 24 dicembre 2013

Piccoli consigli natalizi

Probabilmente non sono la persona adatta per dare consigli riguardo alla visione di film natalizi, avendo una cultura cinefila non del tutto completa. Comunque qual cosina in merito la voglio dire anch’io.
Suppongo che “Una poltrona per due” e “Babbo bastardo” non abbiano bisogno di presentazione ormai, soprattutto per chi è della mia generazione o di generazioni più giovani, quindi passiamo ad altri film forse un po’ dimenticati.

La vita è meravigliosa (1946). Film di Frank Capra, con protagonista il mitico James Stewart, è una fiaba che mescola sia ironia che dramma con uno stile ottimo.
Non siamo angeli (1955). Film di Michael Curtiz con protagonisti due mostri sacri come Humphrey Bogart e Peter Ustinov. Divertente forse con il difetto di qualche tempo morto, ma comunque più che godibile.
Regalo di Natale (1986). Film di Pupi Avati con un cast ottimo; è un film drammatico con un tono amaro. Non è proprio un film dai toni fiabeschi, tutt’altro, ma merita una visione.
Cenerentola (1950). Un film della Walt Disney non poteva mancare. Un classico intramontabile.


Ovviamente consiglio altri classici della Walt Disney come “Aladdin” o “Gli aristogatti”. Alcuni di questi film verranno trasmessi in questi giorni più altri film come “Angeli con la pistola” (di Frank Capra) che non ho visto. Buona visione e ovviamente buone feste! 


martedì 3 dicembre 2013

Sole a catinelle

Recentemente l’ultimo film di Luca Medici, in arte Checco Zalone, ha fatto discutere non tanto per il livello del film quanto per l’incasso. Dato che il film ha incassato in modo sproporzionato, qualcuno dice: “Il popolo non capisce un c***o di cinema”, “Siamo un popolo d’ignoranti” e così via. Da poco ho letto un articolo dove la giornalista dice che non andrà a vedere il film perché il film ha incassato troppo bene e le fa tristezza. Un po’ come se io, appassionato di musica, non ascoltassi Prince, perché ha venduto milioni di copie (per la cronaca trattasi probabilmente del più grande musicista commerciale degli ultimi trent’anni). Un ragionamento che mi lascia perplesso! Per carità, sono sempre per il libero arbitrio ma la verità sta da tutt’altra parte: noi italiani negli ultimi trent’anni siamo cresciuti in modo esterofilo e la critica, quella che di cinema ne capisce, parte dal presupposto che un film comico sia un prodotto di serie B. Facciamo un esempio lampante: nel 1972 “La prima notte di quiete” di Valerio Zurlini fu tra i campioni d’incasso in mezzo ai pugni e calci dei film di Bud Spencer e Terence Hill. Come si spiega sto fatto? Probabilmente all’epoca c’era un maggior rapporto quantità/qualità rispetto ad oggi. La gente era più curiosa. Oggi siamo inondati da serie televisive americane (per carità, le guardo anch’io ma mica tutte quelle che fanno!), i multisala sono occupati più da film stranieri che italiani, siamo tutti ahimè cresciuti con una cultura cinefila troppo americana e poco europea. L'unica caratteristica che ci lega al passato è la voglia di ridere. Da qui il successo di Zalone, a mio avviso, meritato.      
Quindi facciamo il punto della situazione: se uno non vuole vedere il film di Zalone, lo faccia non perché ha fatto un bell'incasso ma perché non gli piace l’attore in questione o non gli piace un certo tipo di comicità o vuole spendere i propri soldi, che sono limitati dato i tempi di crisi, per altri film. Il motivo perché ho visto tale film? Semplice: mi son piaciuti i precedenti due del comico pugliese. Ho deciso di vederlo io, non ho avuto comportamenti come una pecora (quello che fanno gli altri, lo faccio anch'io) e sono la stessa persona che una settimana prima dell'uscita di "Avatar", vidi con un mio amico e una coppia di donne il bel film tedesco "Soul Kitchen" (quindi in quattro in una sala, per Zalone la sala ovviamente era piena). Ed è anche ora di finirla di criticare per il solo gusto di criticare: se vogliamo che l’italiano torni ad essere meno esterofilo, dovremmo renderlo più curioso. E ci vorranno degli anni.                    

Comunque il film di Zalone l’ho trovato in palla, al livello degli altri due ma ancora con qualcosina di nuovo: il punto di forza è nell’evolversi della trama non banale condita da tante battute. Ripeto: il film fa ridere, se il tipo di comicità non piace, non andate a vederlo. E basta con i paragoni con i Totò o altri comici: sono fuori luogo e poi mica a tutti fa ridere il comico De Curtis. Ah ecco: adesso avete qualcun altro da insultare…

sabato 23 novembre 2013

Breaking Bad - Quinta stagione

Anno: 2012-2013
Attori: Bryan Cranston, Aaron Paul, Laura Fraser, Jesse Plemons, Michael Bowen

Dopo quattro stagioni, una più bella dell’altra, si è arrivati alla stagione conclusiva. Sostanzialmente la stagione è stata divisa in due parti di otto puntate, una prima parte caratterizzata dall’ingresso di nuovi personaggi e con il colpo di scena finale all’ottava puntata che anticipa la seconda splendida parte. Il fatto di dividere la quinta stagione in due parti con quasi un anno di lasso di tempo è imputabile al fatto che registi e sceneggiatori abbiano deciso di prendersi il giusto tempo per concludere al meglio la serie, per non buttare al vento tutto quello di buono che era stato fatto, a differenza di Dexter, per esempio.
Lydia interpretata da Laura Fraser
Nella prima parte vengono introdotti personaggi come l’astuta Lydia, zio Jack e il nipote Todd, e nel mentre il nostro caro Walter White, più che white sta sempre diventando sempre più black. E Pinkman ormai è sempre più pink.  La seconda parte è un colpo di scena dietro l’altro, un continuo vortice di eventi verso la distruzione più totale, continui contrasti tra i vari personaggi che prima o poi sarebbero dovuti succedere. Da sottolineare la bravura dei sceneggiatori nel mantenere l’equilibrio tra fantasia e senso logico fino alla fine e non era facile, problema nel quale potevano cascarci. Il finale ne è un fulgido esempio.
Per quanto concerne l'interpretazione degli attori, il livello è sempre alto, come nelle precedenti stagioni, e anche le new entry, sopra citate, hanno fatto la loro parte al meglio. E anche la piccola neonata che interpreta Holly è stata eccezionale. 

Non ho visto tante serie televisive, ma non serve la laurea in cinematografia per capire che siamo di fronte ad un prodotto di spessore che mette praticamente tutti d’accordo, quando una marea di opinioni tendono ad un dato di fatto. Giù il cappello!

Walter White interpretato da Bryan Cranston

martedì 12 novembre 2013

Io lo chiamo cinematografo

Verso la fine di Agosto vidi questo libro, e come consuetudine, prima lo guardai,
e dopo aver letto  qualche riga per intuire il valore del libro che mi parve subito buono, decisi di comprarlo. Tornai a casa, e mi resi conto di un problema non di poco conto: non avevo mai visto un film di Francesco Rosi!
Dovetti ovviamente risolvere il problema e prima di iniziare il libro di slancio guardai “Uomini contro”, “Le mani sulla città” e “Salvatore Giuliano”. In tempi successivi vidi “Cadaveri Eccellenti”, “Cronaca di una morte annunciata” e “Dimenticare Palermo” permettendomi cosi pagina dopo pagina di leggere il libro in modo scorrevole. Purtroppo solo in un tempo successivo ho visto “La sfida”, il suo primo lungometraggio, se si esclude il “Kean” diretto insieme a Vittorio Gassman.
Il libro si dipana su un’intervista a Francesco Rosi da parte di Giuseppe Tornatore, partendo dall’infanzia del Rosi fino ad arrivare ai giorni nostri. Interessanti i vari aneddoti che hanno caratterizzato la carriera del Rosi, la vita sentimentale, i progetti non andati in porto, il suo periodo di aiuto regista con Visconti (e difatti prima di leggersi il libro, occorre vedersi almeno “La terra trema” e “Bellissima”), tutto facilitato dall’affiatamento fra i due registi.
Il libro ve lo consiglio perché si entra in contatto con un mondo cinematografico che in qualche modo non c’è più (a quanto pare una volta il cinema era una gran famiglia, ci si sentiva spesso fra registi, attori, ci si faceva favori come quando Rosi ancora a non riprese finite de ”Le mani sulla città” mandò di corsa da Fellini per “8&1/2” il suo direttore di fotografia Gianni di Venanzo), ricco di aneddoti (alcuni divertenti come quello riguardante Orson Welles e Peter O’Toole), utile per conoscere meglio “quasi” dal di dentro la storia del cinema italiano o meglio di un certo tipo di cinema (cinema di genere drammatico di stampo neo-realista/realista), il rapporto umano tra produttori e registi, per interessarsi anche ad aspetti tecnici del mondo cinematografico ma ricordate: non iniziate il libro se non avete visto almeno una decina di film del Rosi più quei due di Visconti, altrimenti diventa un bel mattone, ma pur sempre un mattone!  
Infatti qualche pagina me la sono riletta……:)

giovedì 7 novembre 2013

Gravity


Regia: Alfonso Cuaròn
Attori: Sandra Bullock, George Clooney
Sceneggiatori: Alfonso Cuaròn, Jonas Cuaròn
Anno: 2013

E’ un periodo che guardo film italiani anni 50, 60, come “Riso amaro” di Giuseppe de Santis, “Ossessione” e “Il Gattopardo” di Visconti, qualche vecchio classico come “Il mucchio selvaggio” di Sam Peckinpah e di conseguenza non avevo ancora iniziato la nuova stagione cinematografica. Dato che avevo interesse a vedere questo film in 3D, ho deciso di guardarlo. La domanda principale è: finalmente il 3d avrà un senso? La mia personale risposta è un po’ si un po’ no!
La prima parte è perfetta: il 3d si sente, ha un suo peso, sembra di stare effettivamente li, insieme ai protagonisti, a soffrire con loro. Anche le musiche sono adatte al contesto e inserite al momento giusto, con quella “bella” sensazione di cupo che preannuncia il cataclisma. Azzeccato il contrappunto fra il gaudio George Clooney e la pessimista Sandra Bullock. Dove sta il problema, almeno per quanto mi riguarda, sta proprio nella sceneggiatura: per come si evolve la trama, non può che sopraggiungere la noia. E difatti le innovazioni di questo film, stanno tutte nella prima parte, perché dopo è già tutto scritto e visto. Nella seconda parte il 3d quasi svanisce, e si sente giusto nelle lacrime della Bullock, nelle goccioline che fluttuano nello spazio.  

In conclusione, sono rimasto contento a metà: secondo me, si poteva fare meglio. La sufficienza gliela do, però rimane la sensazione del “Si poteva fare di meglio”, quindi un po’ un’occasione sprecata. 

venerdì 18 ottobre 2013

Dexter: ottava stagione

Dexter Dexter caro Dexter, un bel caro personaggio tanto killer quanto simpatico agli occhi di noi innocenti telespettatori. Noi che ci siamo innamorati del tuo essere schivo, introverso, poco loquace ma al tempo stesso pronto ad aiutare gli altri, e il tuo essere cinico e spietato con gli stronzi ci ha sempre affascinato. La tua (forse apparente) assenza di empatia ci mancherà. 

Dopo due stagioni in calando, siamo giunti all'ottava stagione, una stagione tanto attesa perché è l'ultima (ma sarà davvero l'ultima?). 
Come caratteristica di ogni stagione di Dexter, anche questa riparte con nuovi input, con nuovi personaggi, a partire dalla psichiatra Evelyn Vogel interpretata da una magistrale Charlotte Rampling e ovviamente un nuovo killer da scovare ben interpretato dall'attore in questione (che però non cito per non incappare in spoiler). 
Partiamo dalle cose positive: gli attori sono in palla. Ormai il marchingegno è collaudato, e le new entry si ambientano bene. Ma a parte questo, di positivo non c'è proprio nient'altro. Le puntate sono diluite, con lungaggini di troppo che non portano nulla di concreto alla storia generale (per esempio la figlia di Masuka è inserita senza dare apporto alla storia). Nella seconda parte ci sono colpi di scena con il ritorno del personaggio dalla bellezza disumana di Hannah Mckay ma che alla fine sono solo delle americanate che personalmente trovo senza senso. Insomma come nella seconda stagione, le forzature hanno avuto la meglio sul logico. Però almeno in quella stagione c'è un bel senso del ritmo, qua manco quello. Come tutti avranno notato le puntate sono sempre dodici: ma perché? Perché? Perché? C'è un motivo?
Erano proprio necessarie dodici puntate? Ne bastavano anche sette-otto dato come va a finire.....ovviamente non faccio spoiler. Se avete tempo da perdere, fate pure però sappiate che il barile è stato bucato da un pezzo.....

Charlotte Rampling frontale, Yvanne Strahovski, Micheal C. Hall di spalle, Sam Underwood

martedì 1 ottobre 2013

Controsesso: lo strano caso di Anna Maria Ferrero

Come sapranno i miei amatissimi milioni di lettori, guardo il cinema italiano sostanzialmente di un tempo che fu, in particolare quello dei decenni anni 60 e 70. Soprattutto nella prima parte dei 60 ci fu una buona ondata di film a episodi e recentemente mi son scontrato con il film “Controsesso”, di tre episodi, il primo diretto da Franco Rossi, il secondo da Marco Ferreri e il terzo da Renato Castellani.  Un film a episodi interessante, riuscito, simpatico e per certi versi avanti rispetto a quell’epoca. Pensando al primo episodio "Cocaina di domenica" e al terzo, c’era qualche elemento un po’ sexy, un po’ anni 70 e per questo fu sottovalutato.
Anna Maria Ferrero in "Controsesso"
Nel primo episodio c’è proprio Anna Maria Ferrero, in coppia con Nino Manfredi. Fu la sua ultima apparizione cinematografica, e forse, la sua migliore interpretazione. Aveva solo 30 anni e non essendo contenta fino a quel momento della sua carriera si ritirò inaspettatamente.
L’avevo vista in un altro film, “La notte brava”, diretto da Mauro Bolognini, ma in una parte secondaria, di conseguenza non la notai nettamente, anche perché è un film corale. L’ho rivisto, lei è veramente brava ma ripeto, non c’era solo lei, c’erano un sacco di attori, come Tomas Milian e Franco Interlenghi, o attrici come Rosanna Schiaffino. In “Controsesso” è protagonista esuberante, con una parte cucitela addosso! Durante la visione, mi chiedevo: “Brava quest’attrice! Però non ricordo dove l’ho vista!”.

Finita la visione, vado in Internet e scopro la “drammatica” verità: fu il suo ultimo film. Proprio nel momento di una probabile raggiunta maturità, decise di lasciare il mondo del cinema probabilmente per un senso di ripicca. Un vero peccato perché ho la vaga sensazione che abbiamo perso un’attrice talentuosa che poteva dare tanto alla storia del cinema. Forse chissà se ci fosse stato qualche critico che avesse parlato bene di tale film, forse le cose sarebbero andate diversamente. Per curiosità ho visto “Cronache di povere amanti” di Carlo Lizzani e qui aveva già un ruolo importante (aveva solo 20 anni) al fianco di Marcello Mastroianni. Insomma dalla visione di questi tre film, deduco che l’attrice aveva doti abbastanza duttili, qualità di non poco conto. Mi auguro che eventi di questo tipo non accadano più: è chiaro che staccare la spina ogni tanto fa bene, però non a lungo tempo, dato che gli anni non tornano mai indietro.    

giovedì 19 settembre 2013

Il lento spogliarsi della donna nel cinema italiano

Tra gli anni 60 e i 70 ci fu una lento ma graduale e poi quasi violento, esponenziale spogliarsi delle attrici nel cinema italiano, chiaro riflesso dell’evolversi del contesto sociale di quegli anni, molto in fermento. Occorre precisare che ci furono dei topless prima di tale fermento con “La cena delle beffe” diretto da Blasetti, considerato il primo seno nudo ad opera di Clara Calamai nel 1941 seguito l’anno successivo dal seno nudo di Doris Duranti  nel lungometraggio “Carmela”. Ovviamente lo scandalo fu netto (per qualcuno, per qualcun altro forse no!). Ci fu anche un seno nudo in “Desiderio” di Rossellini, uscito nel 1946 ma all’epoca fu censurato. Facciamo un discreto salto temporale e andiamo al 1962, col film non proprio riuscito "l'Attico" di
Daniela Rocca - Philippe Leroy a letto stanco....

Gianni Puccini con Tomas Milian, Philippe Leroy, Walter Chiari e la protagonista Daniela Rocca. Per l'appunto la bella attrice mostra il bel seno per un attimo di lato, mentre si veste. E' un attimo che dura un secondo secco (un bell'attimo fuggente!).
Catherine Spaak in "Madamigella di Maupin"Forse il primo film dove si “vede” nuda una donna, per intero e ovviamente di schiena, è “Madamigella di Maupin” diretto da Mauro Bolognini, non proprio un film memorabile ma con una genialata: Catherine Spaak esce dalla vasca dove si sta facendo il bagno, ovviamente nuda, ma non viene inquadrata direttamente ma attraverso il riflesso dell’acqua. Siamo nel 1966. Sempre in quest'anno nel film "Una questione d'onore" di Luigi Zampa, ambientato in Sardegna, delle donne eseguono un ballo folkloristico intorno al protagonista Tognazzi, mostrando e strizzando il seno.
Donna sarda che strizza il seno verso Tognazzi

Da li in avanti arrivarono altri film dove la donna piano piano lentamente si gira mostrandoci prima "l’ombra" del seno, il seno lateralmente come ne "Il fischio al naso" di Ugo Tognazzi e "La Cina è vicina" di Marco Bellocchio, entrambi del 1967, e infine il seno frontalmente. Ormai ci siamo. Nel marzo del 1968 esce "Sequestro di persona" di Gianfranco Mingozzi, con Charlotte Rampling e Franco Nero. Proprio questi due attori fanno all'amore (ovviamente in macchina!) con primi piani del capezzolo di lei e di vicinanze delle zone intime ma per più del semplice secondo.
Sequestro di Persona - Charlotte Rampling


Nel 1969 inizia a farsi sul serio: con “Vedo nudo” di Dino Risi, proprio nell’ultimo episodio, balzano agli occhi innumerevoli seni e donne nude. In “Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova, veneziano” del 1969 di Luigi Comencini, proprio verso la fine del film c’è una giovane Tina Aumont che passa furtivamente davanti alla telecamera con il folto pelo. Indimenticabile la Berger nuda nel letto. Nel 1971 è la volta della Fenech nell’interessante “Lo strano vizio della signora Wardh” con addirittura una scena di sesso e lunghi piani sequenza di lei nuda, e degli incantevoli nudi della Antonelli nel “Merlo maschio”. Nel Settembre 1972 uscì “Non si sevizia un paperino” con la scena incriminata della Bouchet nuda, rilassata e incurante del fatto che si faccia portare la bevanda da un bambino (a quanto pare la scena fu girata in controcampo e il bambino di spalle è un nano). Ovvero una splendida, ammaliante cattiva!
Barbara Bouchet in "Non si sevizia un paperino"

La giornalista che mostra le tette in "Vedo Nudo"
E arriviamo al film che fece scandalo ovvero “Ultimo tango a Parigi” di Bernardo Bertolucci. Film di culto, rivalutato negli anni a venire, le scene di sesso e i vari nudi della Schneider abbondano e fecero scalpore e di conseguenza il film non fu “capito”! Forse Bertolucci era avanti, forse la critica era un po’ indietro (ma non mi stupisce) e forse anche il pubblico….. In ogni caso ormai la donna era spogliata: vennero film come “Sessomatto”, “L’infermiera”, “La liceale” e tanti altri, in cui la donna si mostrava senza veli, in tutta la sua magnificenza, eleganza e bellezza disarmante.
Negli anni ancora a venire arrivarono altri nudi, più o meno celebri, e ci fu a mio avviso una degenerazione del fenomeno che sfociò nella serie di film culi e tette senza trama, eccetto qualche caso.
Dopo un post del genere è naturale essere un pò sconvolti.....

Nino Manfredi in "Vedo Nudo"

Ps dall’altra parte dell’oceano non conosco bene la situazione ma c’era Pam Grier che era di una bellezza allucinante…..
Ps del ps proprio l’altro giorno ho visto il bel film “Mafioso” di Lattuada con Sordi e Norma Bengell, e quest’ultima brasiliana fece il primo nudo nel film “Os Cafajestes” del 1962.
Ps del ps del ps il primo seno nudo accadde nel film "La corona di ferro" sempre diretto da Blasetti. Non viene considerato il primo seno nudo perchè l'attrice era vestita e s'intravede un pò il seno.


lunedì 19 agosto 2013

Tanti auguri, splendido sessantenne!

A suo tempo ebbi modo di vedere il bel Concerto Moretti a Cagliari e nella seconda parte dell'evento quando ripercorse alcuni versi tratti da "Caro Diario" esclamò: "Sono uno splendido quaranten...cinquant...sessantenne!". 
Oggi è il compleanno del buon Nanni Moretti, l'autore di film come "Bianca", "La messa è finita", il già citato "Caro Diario" e i recenti "Il Caimano" e "Habemus Papam", e anche attore di bei film interessanti come "Padre padrone" e "Il portaborse", compie sessant'anni. 
Fin dagli esordi di "Io sono autarchico" del 1976 (trasmesso proprio sabato notte su Raiuno), è evidente la voglia di costruire un cinema singolare, peculiare fatto di comicità riflessiva e non banale che porta lo spettatore a porsi domande magari inaspettate sulla vita di tutti i giorni. Un cinema originale, quasi una mosca bianca del cinema italiano, che non può che far che bene agli occhi (e al cervello) dei cinefili. 
Tanti auguri, Mr. Nanni Moretti!

Scena divertente di partita a carte da "Habemus Papam"

domenica 11 agosto 2013

Prime impressioni su Valerio Zurlini

Qualche tempo fa mi son imbattuto in un film particolare, che all’epoca fu anche fra i campioni d’incasso ovvero “La prima notte di quiete”, diretto dal regista Valerio Zurlini. L’impatto con il film è notevole: fotografia grigia, cast perfetto e inquadrature che lasciano il segno. Decido così di conoscere meglio la filmografia del Zurlini, un regista forse un po’ dimenticato. Quindi guardo “Cronaca familiare”, “Le ragazze di San Frediano” e “Estate violenta”.
In “Cronaca familiare” sono notevoli alcune inquadrature, soprattutto balza agli occhi il voler dare profondità con una prospettiva d’angolo, che da l’idea dello stato d’animo del protagonista (in tal caso interpretato da uno splendido Marcello Mastroianni) che subito si ripercuote sullo spettatore. L’impatto visivo ed emotivo è netto, e lo si sente. Tuttavia devo essere onesto: certi tempi li ho trovati eccessivamente lenti e un po’ pesanti, rendendo poco fluida la trama, a differenza del film del 72 che ho trovato assai scorrevole. Anche alcune scene di “Estate violenta”, il suo secondo lungometraggio, sono girate in modo meticoloso-maniacale, come quella in cui vi è un ottimo Enrico Maria Salerno, dando prova di una certa maturità.

In conclusione, prima o poi parlerò sicuramente de “La prima notte di quiete” ed eventualmente di altri film che non ho ancora visto come “La ragazza con la valigia” (nella lista dei 100 film italiani da salvare) o “Il deserto dei tartari”.

Marcello Mastroianni in "Cronaca Familiare"; notare la prospettiva d'angolo

martedì 23 luglio 2013

Breaking Bad: stagioni 1-2-3-4

Ideatore: Vince Gilligan
Attori: Bryan Cranston, Aaron Paul, Anna Gunn, Dean Norris, Betsy Brandt, RJ Mitte, Bob Hodenkirk, Giancarlo Esposito, Jonathan Banks.

Alternando la visione di vari film e prendendomi una pausa da Dexter, mi sono imbattuto in Breaking Bad, altra serie televisiva di culto.
Trama: Un professore di chimica, Walter White,  ha i mesi, anni contati per via di un male incurabile ai polmoni. Decide di dare una brusca sterzata al suo stile di vita abbastanza tranquillo e monotono, producendo metanfetamine con un suo ex alunno, Jesse Pinkman, che di chimica non ne capisce un bel nulla. Nascerà fra i due  un rapporto di amicizia, di odio, di amicizia etc. etc.

La prima stagione consta di sole sette puntate, in seguito allo sciopero dei sceneggiatori ma è una stagione importante perché serve per la caratterizzazione dei personaggi. Nelle successive stagioni, ci sono le conseguenti evoluzioni dei personaggi ed in particolare quella del protagonista Walter White, un vero dottor Jekyll e Mr Hide dei giorni nostri. Incredibile la sua evoluzione, la sua metamorfosi
Bryan Cranston in un momento di alta tensione (terza stagione)
durante il proseguo delle stagioni, un continuo lottare fra lui (quello che era prima) e il suo alter-ego (quello che sta diventando) che non può che appassionare lo spettatore. Caratteristica principale e peculiare di questa serie, è la sapiente alternanza tra parti calme e le parti esplosive che talvolta arrivano come un fulmine a ciel sereno. A differenza di altre serie (come per esempio Dexter), le stagioni sono consequenziali, quindi in un certo senso, le cinque stagioni potrebbero essere viste come un’unica bestiale stagione. Ovviamente, ci sono personaggi che vanno e vengono: geniale l’eccentrico avvocato Saul Goodman che dà brio a questa serie dalla seconda stagione in poi, quello che in effetti manca un po’ nella prima serie che ha soprattutto l’importanza di essere introduttiva. Altro punto di forza di questa serie, sono i notevoli dialoghi e le digressioni temporali che rendono ancora più interessante e avvolgente tutto l’iter narrativo.
A mio avviso, unico neo qualche tempo lento che trovo morto, che allunga-dilata la serie e che appesantisce (per esempio la decima puntata della terza stagione). Una curiosità: nell’ultima puntata della terza stagione si sente “Crapa pelada” del Quartetto Cetra, un grande omaggio. 
Ottima l’interpretazione del protagonista Bryan Cranston, attore rilanciato anche nel mondo del cinema grazie a questa serie in film come “Argo” e “Drive”.  Ma anche tutto il resto del cast è all’altezza del protagonista, come per esempio Aaron Paul che grazie alla sua interpretazione i sceneggiatori decisero di non fare morire il suo personaggio nella prima stagione. E non dimentichiamoci di Giancarlo Esposito! La sua interpretazione da personaggio dallo sguardo imperscrutabile, misurato e al tempo stesso uomo senza scrupoli è notevole. In ogni caso, non è un personaggio negativo: ha un suo codice.
Per ora ho visto le prime quattro stagioni e mi manca la quinta e definitiva stagione, dove credo verranno svelati gli ultimi misteriosi segreti.
In ogni caso, se pensate di avere delle potenzialità nascoste, se avete voglia di una vita rocambolesca, guardatevi questa geniale serie, però non mettevi a produrre droga, soprattutto se avete un cognato poliziotto… 

domenica 21 luglio 2013

Due film apparentemente diversi

In questo semplice post (vecchio del Giugno 2011) mettendo a confronto due immagini emblematiche di due film di genere completamente diverso si capisce che in qualche modo i film hanno lo stesso obiettivo: il spiegare il senso della vita, il viaggio dell’inconscio dell’uomo nella vita di tutti i giorni.
Una foto riguarda “2001: Odissea nello spazio”, l’altra uno dei film simbolo della commedia sexy all’italiana “L’infermiera di Notte”. Confrontando le immagini, guardando le facce dei due protagonisti, si capisce quasi la loro impotenza rispetto allo spazio esterno: la differenza è che uno è basito di fronte allo spazio totale, l’altro è basito dallo spazio locale. Ma di fatto, la reazione è la stessa: di fronte al divenire dello spazio esterno (galassie rotanti, sistemi binari che emettono raggi x per accrescimento, computer con un’anima bastarda da una parte, tettole provocanti dall’altra) l’uomo rimane esterrefatto e capisce che in fondo siamo solo di passaggio e non siamo soli nell’universo. Ovvero da una parte esiste l’universo tutto, dall’altra esistono anche le donne che sono l’universo degli uomini sul pianeta Terra.
Quindi, in conclusione, se “2001: Odissea nello spazio” è uno dei più grandi film di tutti i tempi, anche “L’infermiera di Notte” da oggi meriterebbe una posizione più consona nel mondo del cinema.

Mi raccomando piano con gli insulti……:)


   


Ps prima o poi farò una filmografia consigliata del mitico Lino Banfi (un 70% l'ho visto) e di tanti altri attori.....

domenica 7 luglio 2013

Filmografia consigliata del Pozzetto

Propongo qui una lista di film consigliata dell’attore comico Renato Pozzetto.
Alcuni film non saranno capolavori, ma almeno sono più che guardabili e dignitosi. Direi con una sola parola, semplici. Ecco la lista di film, grosso modo in linea cronologica (dove non vi è scritto nulla a fianco del titolo, vuol dire che il Pozzetto è l’attore protagonista di quel film):

La Poliziotta (attore non protagonista) diretto da Steno. La protagonista è l’indimenticabile Mariangela Melato con un ottimo cast. Film drammatico. Da vedere.
Paolo Barca, Maestro elementare, praticamente nudista  diretto da Flavio Mogherini. Non proprio un film perfetto, ma ha delle scene memorabili.                        
Di che segno sei? di Sergio Corbucci. Film a 4 episodi. Tutti gli episodi son riusciti, ma il migliore è l’ultimo con Sordi.
Oh, Serafina!  diretto da Alberto Lattuada. Forse un film sottovalutato….
Ecco noi per esempio…  diretto da Sergio Corbucci
Agenzia Riccardo Finzi….praticamente detective  diretto da Bruno Corbucci
La Patata Bollente  diretto da Steno. Cult!
Fico D’India   diretto da Steno. Steno è una garanzia, e Pozzetto e Aldo Maccione formano una bella coppia assortita. Un po’ misconosciuto, ma figo!
Zucchero miele e peperoncino   diretto da Sergio Martino. Film a episodi. Divertente. 
Uno contro l’altro praticamente amici  diretto da Bruno Corbucci
Culo e camicia. Film a due episodi, il suo è il migliore. Qui un assaggio.
La casa stregata   diretto da Bruno Corbucci
Ricchi Ricchissimi… praticamente in mutande   diretto da Sergio Martino. Film a episodi mitico.
Il ragazzo di campagna  diretto da Castellano e Pipolo. Uno dei film maggiormente passati in tv.
Da grande di Franco Amurri. Film intelligente e originale.
Le comiche di Neri Parenti.

Altri tre film che potrebbero piacere a molti altri sono:
Gran Bollito diretto da Mauro Bolognini. Film drammatico e soprattutto nella prima parte lento. Dipende assai dai gusti personali l’eventuale piacevole visione.
Sono Fotogenico. Diretto da Dino Risi
Saxophone diretto dallo stesso Pozzetto.

Va detto che la filmografia del comico lombardo ha un buon rapporto quantità-qualità. Quindi anche film come Mani di Fata, Un povero ricco o E' arrivato mio fratello ve li consiglio.

Ps con questo post inizio la serie della filmografie consigliate da me. Ogni tanto verranno aggiornate, dato che non conosco di nessun-attore regista tutta la filmografia. Spero d’incuriosirvi.

sabato 22 giugno 2013

La più bella serata della mia vita

Regista: Ettore Scola
Sceneggiatura: Ettore Scola, Sergio Amidei
Attori: Alberto Sordi, Janet Agren, Michel Simon, Charles Vanel, Claude Dauphin e Pierre Brasseur
Anno: 1972

Tratto dal libro “La Panne. Una storia ancora possibile” di Friedrich Dȕrrenmatt,
il film è stato adattato da Ettore Scola e Sergio Amidei e in un certo senso “italianizzato”.
Un certo Alfredo Rossi (Alberto Sordi) va in Svizzera per riscuotere una gran bella cifra di denaro. Non riesce ad arrivare in tempo in banca e nel frattempo da buon italiano, amante delle donne, insegue focosamente una bella motociclista. Ad un tratto l’automobile che guida (una Maserati) va in panne e passa la giornata e la nottata in un castello presieduto da magistrati tutti in pensione. Per scherzo, verrà processato.
E’ un film particolare, coraggioso. Coraggioso perché un’opera drammatica è stata spostata verso una sponda più comica, con un tono più vicino alla commedia. Qualcuno potrebbe pensare ad una snaturazione dell’opera. No, a mio avviso, è stata italianizzata.
Il film è una chiara rappresentazione dell’italiano medio, un profondo atto d’accusa nei confronti di una società poco seria, nei confronti di tutti i Dottor Rossi che spacciano il loro diploma per una laurea, nei confronti di chi ha una Maserati per sentirsi un borghese di alto bordo (un po’ come oggi che chi non ha l’Iphone da 800 euro è un minchione fuori moda), nei confronti di chi affronta la vita sempre in modo esageratamente allegro e mai serio. Per fare ciò, chiaramente occorreva spostare l'asse drammatico verso un asse più comico.
Film scorrevole e attuale, forse più oggi che allora, un film che ha retto all’usura del tempo e che (forse) addirittura è “maturato”. Splendido Sordi, in piena forma, istrionico. Chi meglio di lui poteva mettere in luce le caratteristiche dell’italiano medio, dell’italianità che sfociano nell’emblematica e paradossale scena dell’arringa? Ad uno straripante Sordi, fanno da contrappunto i giudici seriosi, ottimamente interpretati da mostri sacri del cinema francese ovvero Michel Simon, Charles Vanel, Claude Dauphin e Pierre Brasseur. Da non dimenticare, Janet Agren, bella e brava.
Ottime le musiche di Armando Trovajoli , veramente interessanti, messe al punto giusto, la fotografia di Claudio Cirillo e la scenografia di Luciano Ricceri.

In conclusione, film per me sublime, notevole, da non sottovalutare. 

lunedì 10 giugno 2013

La grande bellezza

Regista: Paolo Sorrentino
Anno: 2013
Attori: Toni Servillo, Sabrina Ferilli, Dario Cantarelli, Roberto Herlitzka, Carlo Verdone, Galatea Ranzi, Anita Kravos, Carlo Buccirosso
Sceneggiatura: Paolo Sorrentino, Umberto Contarello

L’ultima fatica del Sorrentino, del quale non avevo mai visto un film, è un film particolare, d’autore. Devo dire che il film mi è piaciuto, a tratti mi ci sono rivisto in alcuni dialoghi. E’ un film sulla decadenza dell’italiano medio attuale, sia della donna che dell’uomo.
Un film volutamente un po’ confuso, un po’ come la vita di molti italiani, e un po’ antinarrativo. Ma direi riuscito.
Jep, il protagonista del film, vive in modo spensierato, si gode la vita nei festini organizzati nel terrazzo di casa sua, si gode la notte, le donne, però paradossalmente a differenza di altri vive in modo coerente. Potrebbe risultare un personaggio negativo, invece non lo è a pensarci bene. E’ un uomo che non ha trovato la donna giusta, ma non per colpa sua, in fondo lui è sempre stato alla ricerca della persona giusta, della grande bellezza ma per motivi di fato bastardo non l’ha mai avuta. Qualcosa è andato storto.
Jep - Toni Servillo
E il primo piano su Jep, sguardo malinconico, mentre gli altri ballano, è emblematico. E’ una persona diretta, intelligente che dice le cose in faccia, qualità che non tutti hanno (il monologo verso la donna pseudo-intellettuale è spietato ma giusto) e forse, anche per questo suo carattere coerente, qualcosa non è andato per il verso giusto lungo la sua vita.
Durante la visione si possono pensare a mille cose. Ci si può chiedere: ma se avessi incontrato la persona giusta al momento giusto come sarebbe stata la mia vita? E se l’ho incontrata, perché l’ho mandata a quel paese? O viceversa: perché mi ha mandato a quel paese? Insomma: come dice qualcuno, il libero arbitrio è una gran bel punto d’arrivo della società odierna ma talvolta è una grossa fregatura. Da una scelta può scaturire una vita “sbagliata”, monotona. Il film è girato a Roma, le cui sculture fanno da cornice ma soprattutto da contrappunto alla vacuità dell’individuo odierno; in fondo, ce le meritiamo le opere dei secoli passati? Bisognerebbe chiederlo al turista giapponese che s’intravede ad inizio film.
Cast eccezionale e nutrito: grande Servillo (come al solito), brava la Ferilli, uno stralunato Dario Cantarelli, un sempre prezioso Roberto Herlitzka (un cardinale poco ecclesiastico), senza dimenticare tutti gli altri.
Come ho detto a inizio post, è un film particolare: se piace o non piace dipende molto dai gusti personali, forse anche dalla nostra vita personale e potrebbe essere uno di quei film che la prima volta non dice niente e poi si ha il colpo di fulmine in successive visioni.

Ps il personaggio di Jep ricorda Franco Califano, sembrerebbe quasi una caricatura dell’artista recentemente scomparso. Non so se sia una coincidenza…. O se una mia impressione svalvolata! :)

lunedì 13 maggio 2013

Dexter: settima stagione


Dexter - Michael C. HallDopo una non esaltante sesta stagione, ma con il colpo di scena finale, si attendeva con ansia la settima stagione. Attesa ripagata? Parzialmente si. L’evoluzione di questa settima stagione, nelle prime puntate non è male, i dialoghi serrati sempre più fitti tra Dexter e Debra sono ben interpretati e interessanti da un punto di vista psicologico. Purtroppo ad un certo punto proprio al giro di boa, al concludersi della sesta puntata, avviene la cavolata che rovina questa stagione e il vizio di scrivere americanate, si ripresenta anche qui, come successo nella seconda stagione. L’ultima puntata poi è l’apoteosi delle cavolate, la ciliegina sulla maxi-torta delle cavolate. Interessante il personaggio Isaac Sirco (Ray Stevenson molto in palla), un personaggio cinico ma al tempo stesso  con un suo “codice” morale. Ah poi dimenticavo, anche qui non poteva mancare la presenza femminile, la new entry, Hannah McKay (Yvonne Strahovsky) che stravolgerà la vita di Dexter. 
Come successo nella sesta, c’è la sensazione che la sceneggiatura sia stata scritta, a tratti bene, a tratti frettolosamente, aggiungendo qua e la dei riempitivi per arrivare alla dodicesima puntata, creando così dialoghi anche surreali per lo stesso Dexter e scene forzate oltre il limite della realtà.
Ora non ci resta che attendere l’ottava e si suppone ultima stagione, quella definitiva, quella dove Dexter forse tornerà se stesso o forse prenderà una strada diversa, più “normale”. Sperando che i sceneggiatori tornino in forma, che la smettano di raschiare il fondo del barile e che le buone idee tornino a galla.



Isaac Sirco - Ray Stevenson

lunedì 29 aprile 2013

Dexter: le prime sei stagioni


E’ un periodo che guardo film di ogni genere-periodo (“Colazione da Tiffany” – "La prima notte di quiete" - “Gli occhiali d’oro” – i recenti “Il lato positivo”- “Viva la libertà”- “Tutti contro Tutti”) e nel mentre ho deciso d’imbattermi in una serie televisiva di successo ovvero Dexter. Io per ora sono arrivato fino alla sesta stagione, segno che la serie in questione mi ha appassionato. Il segreto di un successo di una serie credo siano i personaggi e la relativa scelta degli attori, e in tal caso il bersaglio è stato centrato. E poi hanno ovvia importanza le sceneggiature con l’altrettanto ovvia conseguente esecuzione.
Partiamo dalla prima stagione: si inizia lentamente, si parte dalla
Dexter
caratterizzazione dei personaggi, dal protagonista Dexter Morgan (Michael C. Hall), un tranquillo ematologo della polizia di Miami ma che in realta è un serial killer intelligente che sfoga il suo "disturbo" verso le persone cattive, da Debra, sorella di Dexter (non di sangue), tanto sboccata quanto in gamba (e infatti col passare delle serie matura come poliziotto e anche con la quantità di parolacce), passando per l’ambiguo tenente La Puerta, il detective Batista, che veste latino ed è molto amichevole e Masuka, il collega di Dexter,  simpatico uomo arrapato di figa ma dotato di certa onestà e lealtà non indifferente. E poi c’è Rita, (interpretata da Julie Benz), dotata di estrema grazia e da un culo meravigliosamente scultoreo e il fantasma-ricordo del padre adottivo di Dexter, Harry Morgan, interpretato da un grande James Remar. Nel seguito delle stagioni qualche personaggio ci lascia e qualcuno nuovo arriva.
Quello che ho notato è che in un certo senso le stagioni sono quasi a se stanti, sembra quasi che ogni volta si riparta da zero, eccetto direi per le prime due, anche se ovviamente tutte le stagioni son legate. La formula di ogni stagione è sempre la stessa: c'è uno stronzo di serial killer, pazzo scatenato, che manda nel pallone la polizia di Miami, e nel mentre Dexter si "diverte" a massacrare qualche criminale lasciato in libertà. Si potrebbe pensare di cadere in una serie ripetitiva ma per fortuna e per bravura degli sceneggiatori non lo è. 
La prima stagione è una delle migliori, con una sceneggiatura intrigante che tiene incollati allo schermo e una bella fotografia che ci accompagnerà anche nelle successive stagioni. La seconda è la stagione che a quanto pare piace a molti fan ma che personalmente ho trovato una gran cavolata, con scene forzate, “irreali” dal punto dei vista dei dialoghi. La terza non è male e ho trovato interessante l’idea di una eventuale amicizia tra Dexter e Miguel Prado…..guardatevi la terza stagione. La quarta è una bella stagione, un confronto tra Dexter e il serial killer più sflesciato degli ultimi trent’anni Trinity; l’ultima puntata ha qualche forzatura (che ci volete fare le americanate ci stanno gioco forza), ma tutto sommato non scalfisce una stagione positiva. E si arriva alla quinta, forse la mia stagione preferita. Qui Dexter incontra una persona che lo capisce e trova la sua dimensione, una sorta d’equilibrio interiore, per una stagione purtroppo per lui, ma almeno la trova.  
E infine, per ora ho visto la sesta ed inizia a notarsi un po’ di stanchezza da parte degli sceneggiatori, il non sapere cosa più inventarsi e infatti  si arriva un po’ a fatica all’ultima puntata con il colpo di scena. Così così.
Ora non mi resta che la settima stagione che a quanto pare è ancora peggio della sesta e infine l’ottava che dovrebbe chiudere tutta la serie. Spero di aver suscitato un minimo di curiosità verso questa serie e inoltre i film citati a inizio post ve li consiglio! 

mercoledì 3 aprile 2013

Quelli che......non lo dimenticheranno mai


Qualche giorno fa Enzo Jannacci ci ha lasciato. Conosco poco della discografia del geniale musicista di Milano, ma almeno il periodo 75-79 lo conosco discretamente bene e li ho imparato ad apprezzarlo. Ascoltando i suoi pezzi capisci quanto sono attuali, quanto hanno retto bene all’usura del tempo, quanto sono universali e direi anche quanto erano eseguiti bene! Le sue musiche erano allegre ma anche condite di un velo di dramma e di critica. Forse per questo qualcuno non lo apprezzava perché usava una certa vena ironica ma a mio avviso, per trattare certi argomenti, era il modo giusto. Questo è un blog cinematografico, come qualcuno di voi saprà, ma proprio in quel periodo 75-79 alcune sue composizioni furono sapientemente usate in alcuni film, come per esempio “Pasqualino Settebellezze” (Quelli che, Tira a Campà), “L’Italia s’è rotta” (Statu quo), "Sturmtruppen", “Gran Bollito”, “Saxofone” per l’amico Pozzetto. Fu attivo anche come attore: fece coppia con Monica Vitti nel primo episodio “Il frigorifero” del film “Le coppie” e protagonista nel film “L’udienza” di Marco Ferreri, film che non ho visto. E ovviamente non dimentichiamoci che era un medico! Di giorno in ospedale, di sera a cantare.
Insomma un uomo, un grand’uomo assai versatile, che mancherà a tutti quelli che lo hanno apprezzato.  
Grazie, Enzo!


domenica 3 marzo 2013

Auguri, Tomas Milian!!!


Uno degli attori più eclettici del cinema compie 80 anni! L’interprete cubano di film come “Banditi a Milano”, “Beatrice Cenci”, “Vamos a matar companeros”, “Non si sevizia un paperino”, “Milano odia: la polizia non può sparare”, “Squadra volante”, “Roma a mano armata”, “Squadra antiscippo”, “La luna”, e il mitico “Delitto al ristorante cinese”, e che per più di vent’anni ha lavorato qui in Italia, raggiunge un bel traguardo.
Poi indubbiamente finì un’era del cinema italiano molto fertile e emigrò negli States, a dare il suo contributo di caratterista. Del periodo americano ho visto “Revenge”, film non brutto ma nulla di esaltante (sia lui che il regista Tony Scott hanno fatto di meglio). Mi mancano svariati film della sua filmografia (un centinaio di film grosso modo, e io sono a quota 30-31), in particolare il periodo anni 60, eccetto “La notte brava” di Mauro Bolognini (primo film dell’attore cubano), l’episodio di “Boccaccio 70” diretto da Luchino Visconti. Ha lavorato con registi di vario genere, grazie alla sua duttilità, come Valerio Zurlini, Bruno Corbucci, Sergio Corbucci, Umberto Lenzi, Lucio Fulci, Bernardo Bertolucci, Pasquale Festa Campanile e altri ancora. Insomma, un attore di classe cristallina che ha reso grande il cinema italiano.
Tanti auguri, Mr Tomas Milian!


giovedì 21 febbraio 2013

Concerto Moretti


Essendo ormai un fan del buon Moretti, non potevo mancare all’evento “Concerto Moretti” al Teatro Auditorium del Conservatorio a Cagliari. Tra l’altro notato quasi per caso, per le strade di Cagliari, dal ritorno dalla cineteca sarda dove per la rassegna di fantascienza mi ero visto il primo film di George Lucas. Comunque, trattasi dello spettacolo già eseguito altre volte a partire dal Giugno 2011 a Roma e che è giunto qui in Sardegna nelle giornate del 17-18 Febbraio 2013 prima a Sassari e poi appunto a Cagliari.
Serata di due ore e mezza, lungo la quale si è percorso, attraverso immagini proiettate sullo schermo, tutto il  repertorio cinematografico del Nanni. Il regista ha interpretato alcuni monologhi tratti dai suoi film, raccontando vari aneddoti, e facendoci immergere nell’atmosfera di preparazione ai suoi film, in particolare nel caso di Caro Diario e Habemus Papam. Il tutto alternandosi in modo sapiente alle musiche scritte dai due compositori storici dei film del Moretti, Franco Piersanti e Nicola Piovani, dirette dallo stesso Piersanti ed eseguite dall’orchestra regionale dei Conservatori di Musica Luigi Canepa di Sassari e P.L. da Palestrina di Cagliari, con interventi al pianoforte degli stessi due compositori. Quindi uno spettacolo interessante per capire la personalità del regista, e venire a conoscenza della sua meticolosità e maniacalità nel girare i suoi film. Serata a tratti scoppiettante, condito di aneddoti divertenti, come quello del titolo tedesco di Palombella Rossa (Pallanuoto e il comunismo) che ovviamente causò il flop d’incasso in Germania, simpatica ironia tra la eventuale rivalità Sassari – Cagliari su chi è più acculturato, più altre racconti di stampo autobiografico, d’altronde com’è nel suo stile e un finale commovente, in ricordo della madre scomparsa nell'Ottobre 2010. Scontato dirlo, belle le musiche, ben dirette da Franco Piersanti, ben eseguite dall’orchestra e un ottimo Piovani.
In conclusione, serata piacevole, direi senza tempi morti, l’ideale per conoscere e apprezzare ancora di più il cinema del Moretti, uno spettacolo che consiglio di vedere a chi è amante del buon cinema.  Ho fatto pure un video, se volete vederlo eccolo qui di seguito.....




sabato 16 febbraio 2013

Sessomatto


Regista: Dino Risi
Sceneggiatura: Ruggero Maccari
Attori: Giancarlo Giannini, Laura Antonelli, Alberto Lionello, Paola Borboni, Duilio Del Prete
Anno: 1973

Uno dei miei film preferiti. Un film a episodi, ben nove, diretti dal grande Dino Risi e sceneggiati dal bravo Maccari, con protagonisti in quasi tutti gli episodi la coppia Antonelli – Giannini eccetto l’ottavo dove li oltre a esserci sempre Giannini c’è Alberto Lionello. Le prime due volte che lo vidi fu sempre la sera prima degli esami di Fisica 2 (prima parte e seconda parte, entrambe le volte presi 26, Luglio 2003 e Giugno 2004). L’effetto positivo, dopo questi miei aneddoti, è chiaro, evidente: è un film che porta benissimo i suoi anni, fa ridere e fa pensare, e ha effetti rilassanti sugli individui. Il film lungo i vari episodi attraverso il tema del sesso, espone mette in evidenza vari problemi e vizi della società di allora ma anche quella di oggi: dall’essere uno spara minchiate all’essere un arrapato di donna mature, fino al tema dell’omosessualità e prostituzione. In altri termini, l’italiano medio viene caratterizzato in tutti i suoi difetti e qualche pregio (il mito del masculo italiano viene messo in mostra), con scene divertenti, esilaranti e riuscite, il tutto impreziosito da una simpatica colonna sonora di Armando Trovajoli. 
Attori eccezionali: un Giancarlo Giannini a tutto tondo, camaleontico, una Laura Antonelli bella e brava, un Lionello prezioso nel penultimo episodio che ricorda con i suoi atteggiamenti la cantante Mina, senza dimenticare Paola Borboni e Duilio Del Prete.
Film scorrevole, intelligente, sempre adatto per passare una serata spensierata. Quando un film resiste così bene all’usura del tempo, vuol dire che che il lavoro fatto a suo tempo è stato eccellente.  

Sessomatto locandina

lunedì 11 febbraio 2013

Sturmtruppen


Questo film del 1976, diretto da Salvatore Samperi, a mio avviso non è un granché: non ha una trama e sono una serie di gag messe una dietro l’altra, alcune divertenti altre meno ma proprio la mancanza di una trama rende il film un po’ palloso. Insomma, nel complesso gli si può dare la sufficienza ma non di più! Comunque vi riporto quello che dicono Pozzetto e Massimo Boldi quando si trovano dinanzi a delle rovine:

Boldi: “Che disastro! Ma come faranno questi poveretti?”
Pozzetto: “Eh, si ricomincerà da capo. Tende, baracche, roulotte, aumenterà la benzina, aumenteranno le tasse…”
Boldi: “E poi?”
Pozzetto:  “E poi basta. Resta tutto così.

Sbaglio o questa frase è un pelino attuale?

Strumtruppen

Ps Di Salvatore Samperi, famoso per il film "Malizia", tra i suoi film gradisco "Nenè" del 1977. Inoltre, è il regista della prima stagione della fiction "L'onore e il rispetto". 

venerdì 25 gennaio 2013

Romanzo Criminale - La Serie


Regia: Stefano Sollima
Attori: Francesco Montanari, Alessandro Roja, Vinicio Marchioni, Patrizia Virgilio, Marco Bocci, Andrea Sartoretti, Massimo De Francovich
Anno: 2008 (prima stagione) 2010 (seconda stagione)
Sceneggiatori: Leonardo Valenti, Barbara Petronio, Daniele Cesarano

Romanzo Criminale - La Serie
Dopo aver visto il film, e dopo aver intravisto una sera la prima puntata della prima serie di Romanzo Criminale su Iris, nacque in me la curiosità di guardare la versione televisiva. E le prime sensazioni positive che avevo avuto furono confermate.
C’è qualche (ovvia) differenza con il film: la trama è probabilmente più vicina alla realtà (per esempio probabilmente le bande erano due e successivamente si sono fuse in una), attori più affini ai personaggi realmente esistiti. Tutti i personaggi vengono caratterizzati in modo equo: ovviamente questo nel film non poteva farsi, anche perché nel film gli obiettivi erano altri. Nella prima serie tutti i personaggi svolgono un ruolo fondamentale, ma su tutti svetta il personaggio cardine del Libanese, vero perno di tutta la banda.
La prima cosa che balzava agli occhi all’epoca della serie (2008 -2010) era che gli attori non erano famosi, provenienti dal teatro (chi ha preso il diploma all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico a Roma, chi dal Centro Sperimentale di cinematografia, chi ha collaborato con Ronconi, e chi più ne ha più ne metta). E io ho pensato: “Finalmente qui in Italia c’è un barlume, una fiaccola di meritocrazia”. Questa serie si concentra sui personaggi, sulla loro vita, che da nessuno diventarono una banda organizzata che governava tutta Roma. Ma alla fine anche loro diventarono burattini, manovrati da servizi segreti e stato: quindi la loro ascesa e il loro declino nella serie viene gustato a pieno. Nella serie siamo proprio dentro la testa dei protagonisti, ragioniamo come loro (durante la visione delle puntate) e tifiamo per loro. Siamo immersi in quell’atmosfera, fumosa, intorno ai tavoli da biliardo.
Bravi gli attori e brava l’interprete di Patrizia, Daniela Virgilio; fa  sempre piacere vedere una bella  donna con le parti intime non totalmente depilate.
La regia è stata affidata al bravo Stefano Sollima (figlio di Sollima, regista anni 70, anche lui autore di qualche poliziesco), che dirige sapientemente dei giovani attori ma già maturi; dialoghi ben recitati con il giusto tono, romanesco e con la giusta dizione di chi arriva dal teatro. Due stagioni: la prima di dodici puntate, la seconda di dieci. Forse la prima è superiore alla seconda. Belli gli ultimi minuti dell’ultima puntata sulle note di “Liberi ... liberi” di Vasco Rossi, e sempre in ambito musicale, non poteva mancare quello che è in un certo senso l’inno di questa serie ovvero “Tutto il resto è noia” di Franco Califano.
Per concludere, uno dei miei personaggi preferiti è il Bufalo, perché in un certo senso onesto e coerente. Qual'è il vostro?

sabato 12 gennaio 2013

Arrivederci, Mariangela Melato!


Una grande donna del cinema e teatro italiano ci ha lasciato, un’attrice che ha segnato in particolare il cinema anni 70 con alcuni film della Wertmuller, De Sica, Petri, Comencini etc. etc. Non ho visto parecchi suoi film (difatti degli anni 80 non ho visto proprio nulla) ma bastano pochi suoi film per rendersi conto della sua bravura, della sua ecletticità. Di quello che ho visto, mi è piaciuto assai “Il gatto” diretto da Luigi Comencini, film per il quale sia lei che Tognazzi ricevettero il David di Donatello e “La poliziotta” diretto dal mitico Steno.
Nel giorno della sua scomparsa, Raitre l’ha voluta ricordare con un film particolare e interessante, uno dei primi polizieschi, “La polizia ringrazia” sempre del grande Steno (uno dei pochi film drammatici del regista romano), nobilitata da un grande cast (Maria Salerno, Mario Adorf e Franco Fabrizi) quei film che danno una volta ogni dieci anni e ti chiedi: “Ma perché lo danno poche volte? Cos’ha che non va?”.
Rip cara Mariangela!  

Mariangela Melato