Regista: Paolo Sorrentino
Anno: 2013
Attori: Toni Servillo, Sabrina
Ferilli, Dario Cantarelli, Roberto Herlitzka, Carlo Verdone, Galatea Ranzi, Anita Kravos, Carlo Buccirosso
Sceneggiatura: Paolo Sorrentino, Umberto Contarello
L’ultima fatica del Sorrentino,
del quale non avevo mai visto un film, è un film particolare, d’autore. Devo
dire che il film mi è piaciuto, a tratti mi ci sono rivisto in alcuni dialoghi.
E’ un film sulla decadenza dell’italiano medio attuale, sia della donna che
dell’uomo.
Un film volutamente un po’
confuso, un po’ come la vita di molti italiani, e un po’ antinarrativo. Ma direi riuscito.
Jep, il protagonista del film,
vive in modo spensierato, si gode la vita nei festini organizzati nel terrazzo
di casa sua, si gode la notte, le donne, però paradossalmente a differenza di
altri vive in modo coerente. Potrebbe risultare un personaggio negativo, invece
non lo è a pensarci bene. E’ un uomo che non ha trovato la donna giusta, ma non
per colpa sua, in fondo lui è sempre stato alla ricerca della persona giusta,
della grande bellezza ma per motivi di fato bastardo non l’ha mai avuta. Qualcosa
è andato storto.
E il primo piano su Jep, sguardo malinconico, mentre gli altri
ballano, è emblematico. E’ una persona diretta, intelligente che dice le cose
in faccia, qualità che non tutti hanno (il monologo verso la donna pseudo-intellettuale è spietato ma giusto) e forse, anche per questo suo
carattere coerente, qualcosa non è andato per il verso giusto lungo la sua vita.
Durante la visione si possono
pensare a mille cose. Ci si può chiedere: ma se avessi incontrato la persona
giusta al momento giusto come sarebbe stata la mia vita? E se l’ho incontrata,
perché l’ho mandata a quel paese? O viceversa: perché mi ha mandato a quel
paese? Insomma: come dice qualcuno, il libero arbitrio è una gran bel punto
d’arrivo della società odierna ma talvolta è una grossa fregatura. Da una
scelta può scaturire una vita “sbagliata”, monotona. Il film è girato a Roma,
le cui sculture fanno da cornice ma soprattutto da contrappunto alla vacuità
dell’individuo odierno; in fondo, ce le meritiamo le opere dei secoli passati?
Bisognerebbe chiederlo al turista giapponese che s’intravede ad inizio film.
Cast eccezionale e nutrito:
grande Servillo (come al solito), brava la Ferilli, uno stralunato Dario
Cantarelli, un sempre prezioso Roberto Herlitzka (un cardinale poco ecclesiastico), senza dimenticare tutti gli altri.
Come ho detto a inizio post,
è un film particolare: se piace o non piace dipende molto dai gusti personali,
forse anche dalla nostra vita personale e potrebbe essere uno di quei film che
la prima volta non dice niente e poi si ha il colpo di fulmine in successive
visioni.
Ps il personaggio di Jep ricorda Franco Califano, sembrerebbe quasi una
caricatura dell’artista recentemente scomparso. Non so se sia una coincidenza….
O se una mia impressione svalvolata! :)