giovedì 26 aprile 2012

To Rome with Love

Regia: Woody Allen
Sceneggiatura: Woody Allen
Anno: 2012
Attori: Woody Allen, Roberto Benigni, Penelope Cruz, Alec Baldwin, Ellen Page, Jesse Eisenberg


In questi giorni non ho fatto altro che leggere varie recensioni dei vari amici cine-blogger riguardo all’ultima fatica di Woody Allen. Mi ha colpito ovviamente che le critiche fossero discordanti ed è una sensazione strana quella di vedere un film in questa situazione. Non nego che talvolta durante la visione di un film stavo pensando di scriverne una recensione, ma questa volta il mio cervello durante la visione ha pensato a tutto quello che aveva letto in questi giorni. Insomma, stato di pura fibrillazione!  
To Rome with Love
Senza troppi giri di parole, a me il film è piaciuto. O per essere più chiaro, mi aspettavo un brutto film! E per argomentare al meglio, vi spiego più o meno la personalità di Woody Allen. Il regista/attore/sceneggiatore newyorchese è un uomo di cinema (e anche di musica), amante del suo periodo d’infanzia e di gioventù: quindi anni 50, anni del jazz. Lui è rimasto un po’ fermo a quei tempi. Con questo film ha voluto omaggiare a suo modo l’Italia e il cinema italiano. E l’ha fatto mettendo in contrasto alcuni aspetti dell’Italia superficiale di oggi (vedi Benigni e belle escort di turno) con quella anni 50 (opera lirica, vicoletti intrisi d’amore). Da ciò si evince che il film non era facile da affrontare e in effetti in alcuni punti una vaga sensazione di minestrone si può percepirla, andando oltre il semplice surreale. Forse in alcuni casi il tentativo è esagerato (il futuro marito ancora vergine, insomma roba d’altri tempi), però il messaggio è del tipo: “Vi preferivo come eravate una volta, quando non guardavate il Grande Fratello o se andavate a puttane probabilmente lo facevate con più classe”.
Perché ho detto il cinema italiano? Perché a partire soprattutto dagli anni 60 e per tutti gli anni 70, il cinema italiano ha prodotto svariati film a episodi (I mostri, I complessi, Quelle strane occasioni per fare alcuni esempi), mettendo in luce i vari stereotipi dell’Italia dei vari decenni. E Allen ha deciso così di fare un film a episodi. O forse è solo un caso che abbia deciso di fare il film a episodi….
Per concludere bravi gli attori (a me Baldwin nella parte stile Humprey Bogart di Provaci ancora, Sam non mi è dispiaciuto) e bravo Leo Gullotta nel doppiare Allen. Non era facile, dato che i timbri tra lui e Allen/Lionello sono diversi, ma dato che sicuramente conosceva bene Lionello, chi meglio di lui poteva doppiare Allen? 

venerdì 20 aprile 2012

Cinema italiano e gli italiani….d’oggi


Vinicio Marchioni
Navigando in rete, mi son imbattuto in un articolo della Repubblica nel quale l’attore italiano, Vinicio Marchioni, esternava il suo disappunto nei confronti degli italiani. Leggendo l’articolo/intervista che trovate qui, ho capito il suo disappunto e mi è tornato in mente un periodo della mia vita ed in particolare uno/due aneddoto/i. Nel 2005 molto spesso con un mio amico, si andava al cinema di lunedì e anche per la poca offerta di film italiani si vedeva spesso un film straniero. Un giorno però decisi di vedere un film italiano. Decisi io, perché il mio caro amico è appunto esterofilo, come la stragrande maggioranza di italiani. E un lunedì vedemmo “Manuale d’amore” che piacque sia a me che a lui. Nel Gennaio del 2007 uscì il seguito e come vedemmo contemporaneamente (ognuno a casa propria) il trailer, mi mandò il messaggio: “Pavelo, andiamo a vedere Manuale d’amore 2?”. Ecco, nel mio piccolo avevo un po’ influenzato la vita di un italiano.
Leggendo l’articolo, comprendo il disappunto del Marchioni e nell’intervista emerge un grosso problema che esiste probabilmente da almeno 40-50 anni. Ovvero quello dell’esterofilia italiana. Riporto una frase dell’articolo: “ Tutti quelli che mi seguono e mi scrivono nel blog dicono sempre che è colpa della distribuzione che in provincia fa arrivare solo i blockbuster. Io sono uno di quegli attori che crede si debba formare e informare il pubblico: non so quanto siano coscienti del fatto che, se un film italiano va male nel primo week end, viene tolto dalle sale. Sono dinamiche note solo a quelli del mestiere. Stavolta non è colpa della distribuzione perché Diaz è uscito in 240 copie, Romanzo di una strage in 250 e I più grandi di tutti in 131, per poi ritrovarsi dieci giorni dopo in appena nove sale ”. In effetti molti film italiani non vanno oltre la prima settimana, mentre i blockbuster americani rimangono anche un mese, a prescindere se sono brutti o bei film. Quindi sorge spontanea la domanda: ma i multisala a che servono? Dato che ci sono per l’appunto più sale, non ci dovrebbe essere una maggiore fruizione dei film, di qualunque genere? Anzi a me sembra che dall’avvento dei multisala ci sia stato un aumento dei blockbuster americani. Insomma un paradosso!
Ora per quanto mi riguarda io non sono un esperto conoscitore del cinema italiano degli ultimi 10 anni e quindi non posso darne un giudizio. Addirittura lui parla anche d’idee censurate (strano, vero?), insomma quindi di cinema italiano con le ali tarpate. Sicuramente negli anni 70 si rischiava di più e difatti il cinema italiano era ai vertici. Una cosa è certa: la crisi l’hanno creata gli italiani (ed io francamente me ne tiro fuori) e  hanno creato un cane che si morde la coda (ma che a mio avviso inizia a mordersi qualcos’altro). Quando inizieremo ad essere più duttili nella scelta dei film? Quando la smetteremo di commentare l’ultimo post, senza neanche averlo letto, di un blog che ha all’attivo molti post? Perché non sempre la curiosità è donna, come una volta? Insomma, se è vero che si è toccato il fondo (almeno spero sia così), mi auguro che inizi la risalita….


sabato 14 aprile 2012

Big Bang Theory

Immaginatevi un uomo egocentrico, di nome Sheldon, estremamente orgoglioso, praticamente asessuato, innamorato solo di se stesso. L’amico coinquilino (Leonard), lo sfigato di turno che lo sopporta tutto il giorno. Entrambi sono fisici, ma il tipo egocentrico è teorico, quindi doppiamente egocentrico (fidatevi di quello che dico). In più vi sono l’amico astrofisico indiano Raji, che ha difficoltà a parlare con le donne, e l’amico ingegnere Wolowitz che vive ancora con la mamma e che si arrappa alla sola vista e al solo pensiero  di una donna.
In perfetta contrapposizione a questi quattro Nerd, vi è la dirimpettaia di Leonard e Sheldon, ovvero Penny: una ragazza semplice, carina, ma che con la fisica non ha nulla a che fare. Che in modo altrettanto semplice sconvolgerà la vita dei quattro Nerd. L’incontro di questi due mondi, creerà una bella miscela esplosiva di comicità a mio avviso irresistibile.
Big Bang Theory
Questa serie televisiva è abbastanza innovativa, originale e decontestualizzabile tutto sommato. La sceneggiatura di alcune puntate sono geniali ed ogni personaggio è di fondamentale importanza nell’evoluzione della storia. Attraverso questa serie si mette in evidenza in modo simpatico le rivalità tra i fisici teorici e sperimentali, la rivalità tra un fisico e un ingegnere, le stranezze dei fisici. Tutto molto spesso parte dall’onnipresente Sheldon, un uomo talmente razionale che vuole razionalizzare qualsiasi discorso, qualsiasi cosa (si veda la puntata “L’algoritmo dell’amicizia”). Lui si sente al centro del mondo e gli altri personaggi si devono adeguare in qualche modo.

Io per ora ho visto le prime quattro serie e sto vedendo la quinta. Posso dire che vi sono alcune puntate della seconda serie assolutamente memorabili, geniali. E altrettanto nella terza e nella quarta (per esempio la penultima puntata della terza serie è fantastica!). Bravi gli attori, ovviamente su tutti direi Jim Parsons ovvero Sheldon, il personaggio più folle, premiato più volte. Solo la mamma di Leonard lo contrasta come follia e la new entry Amy. Ma non perdete altro tempo, guardatevi una delle serie comiche più fighe degli ultimi dieci anni, così entrerete in contatto con il mondo della fisica in modo soft, divertente e soprattutto in modo spensierato.          

mercoledì 4 aprile 2012

Rassegna di cinema di fantascienza alla cineteca sarda

Essendo un appassionato di film di fantascienza, ho voluto vedere alcuni film di tale genere alla cineteca sarda a Cagliari. La rassegna era dedicata alla fantascienza di una volta, per intenderci quella prima di “2001 Odissea nello spazio” che a quanto pare aprirà le danze della prossima rassegna. Sono venuto a conoscenza di tale evento un po’ tardi, e di conseguenza mi son perso alcuni film che mi sarebbero potuti interessare (come “L’uomo Invisibile”). Son riuscito a vedermi due serate e tutto sommato son contento così. Ecco i film che ho visto:

Prima serata ovvero penultima serata:
Terrore nello spazio di Mario Bava, 1965. Ero curioso di vedere questo film e ne sono rimasto alquanto perplesso. Più che un film anni 60 sembra un film anni 50. Ma al di là del budget non proprio elevato, è la sceneggiatura a fare un po’ di acqua qua e là. Carino il finale, alcune scene girate in modo interessante, con un buon impatto visivo ma purtroppo il film è raffazzonato. Si dice che avrebbe influenzato l’atterraggio del Nostromo sul pianeta alieno e la relativa scenografia del pianeta stesso nel film Alien.
Viaggio Allucinante di Richard Fleischer, 1966. Film che avevo già visto in tv e che ho riguardato volentieri. Direi che è un film che ha già un ritmo moderno, una via di mezzo tra il cinema di fantascienza anni 50 e quello che verrà. Per me, un bel film che ha retto all’usura del tempo alla grande!

Seconda serata (per me) ovvero ultima serata:
Frankstein, James Whale 1931. Il film è chiaramente un po’ vecchio, ma è guardabile. Mitico Boris Karloff!
Documentario su Pavel Klushantvev. Interessante biografia su quest’uomo che anziché diventare ingegnere diventò documentarista e diresse nel 1962 il suo unico film. Purtroppo il film non piacque ai russi e finì la sua carriera come regista di film.   
Planet of the storms di Pavel Klushantvev, 1962. Anche questo è un film datato, un po’ lento ma tutto sommato guardabile. Questo è un film misconosciuto ma ha avuto la sua importanza perché ha influenzato Stanley Kubrick (e anche George Lucas) nel suo “2001 Odissea nello spazio”. Di fatti nel film russo c’è il robot John che ha un modo di “agire” simile a quello di Hal. Per chi è appassionato del film di Kubrick, almeno una volta questo film russo va visto.