Regia: Sam Mendes
Attori: Daniel Craig, Judi Dench, Ralph
Fiennes, Javier Bardem
Anno: 2012
Musica: Thomas Newman, tema musicale di Adele
Sceneggiatura: John Logan, Neal Purvis, Robert Wade
Fotografia: Roger Deakins

L’ultimo capitolo della
infinita saga di
007, a
50 anni dal primo “Licenza di uccidere”, vede per la prima volta alla regia Sam Mendes
e
Daniel Craig nei panni dell’agente 007 per la
terza volta. Il risultato è felice: Mendes si rivela un regista abile nel
girare alcune scene d’azione, imbastendo la giusta tensione in alcuni momenti
topici. Come suo solito, dirige bene gli attori (oserei dire un Luigi Comencini
inglese, dei giorni nostri ovviamente, con le dovute differenze), dando il
giusto spazio ai vari personaggi.
Con
questo 23° film (“Mai dire mai” non rientra nei 23 film perché non fu prodotto da Albert
Broccoli) che cade nel 50° anno, si è voluto in un certo senso riavviare,
resettare il personaggio, ripartire da zero. Lo dice la parola stessa: Skyfall,
un po’ come dire dalle stelle alle stalle. E’ un film di transizione, un
eventuale ponte tra il passato e il presente, con il domandone: riuscirà il
nostro agente 007 a
resistere all’usura del tempo per i prossimi 50 anni? E difatti è un film che
ha dei simpatici omaggi ad alcuni film precedenti di questa saga: nei confronti
dei film con Roger Moore vi sono le battute “Solo per i suoi occhi” e “Sono un bersaglio
mobile” e la scena di lotta girata a Macao omaggia la scena dei coccodrilli di “Live and Let die”, mentre
verso il finale non poteva non comparire la mitica Aston Martin con paesaggi
molto suggestivi che ricordano i primi film di Sean Connery, in particolare “Missione
Goldfinger”. Il tutto miscelato con le tecnologie odierne, alle quali
007 si dovrà abituare e adattare lungo tutto il film.
Merita
una nota di merito Javier Bardem eccezionale nella sua interpretazione, un
folle e allo stesso tempo personaggio geniale, un vero e proprio rivale di 007.
Bello il tema musicale di Adele, che richiama musiche dei vecchi film anni
60-70 melodiche e solenni. Bravo Craig, nel suo essere freddo ma con un leggero pizzico
di stile ironico alla Roger Moore, nel punto di massimo pathos che è a 3/4 del film (a mio avviso, ovviamente). Ottima la fotografia di Roger Deakins, in particolare bello il color plumbeo che circonda le valli scozzesi.
In
conclusione, se siete fan di 007, consiglio di vedervi questo bel capitolo
della saga che potrebbe aprire una serie interessante di film, e perché no,
magari sempre diretta dal bravo Sam Mendes.