domenica 3 settembre 2023

Rodolfo Sonego - il cervello di Alberto Sordi di Tatti Sanguinetti

Gli sceneggiatori, a mio avviso, (forse sbaglierò!) non sono particolarmente famosi, vivono buona parte della loro vita “dietro le quinte”. Eppure ci sono, senza di loro gran parte della storia del cinema non esisterebbe. Rodolfo Sonego è uno di questi (come Amidei, Age e Scarpelli e altri). Tatti Sanguineti intervista più volte Sonego e ne fa un libro ricco di aneddoti, imperdibile per chi è appassionato di cinema italiano che va dagli anni 50 ai 70. Protagonisti di questo bel libro, sono Il Sonego e Alberto Sordi, il loro rapporto, nato nel 1954.

Il libro è strutturato in vari capitoli: biografia del Sonego, descrizioni fatte dal Sonego degli attori, registi e produttori, schiette e sincere (mitico quello che scrive sul Visconti in particolare riguardo al Gattopardo), Film realizzati, film non accreditati, film non realizzati (per quanto mi riguarda la parte meno interessante e anche un po’ noiosa ma questa è la prima lettura) e appendice finale.

Come ormai da esperienza personale riguardo a letture cinematografiche, tali libri vanno letti se almeno si è visto buona parte della filmografia del Sonego e del Sordi, insomma almeno “Lo scopone scientifico” e almeno un film non accreditato ovvero “Il sorpasso”. I racconti del Sonego sono un patrimonio incredibile su come nascevano i film, talvolta dal nulla! In tal senso, divertente come è nato uno degli episodi del film "Quelle strane occasioni".  


Come ho già detto schietto e sincero, Sonego critica alcuni film in modo “sbagliato” perché non fatti come lui li aveva progettati come nel caso del “Gatto” di Comencini. Ovviamente ognuno ha  i suoi gusti e i suoi punti di vista. 


Ps questo è un libro che ho comprato appena uscito e letto immediatamente nel maggio del 2015, ma che pubblico soltanto ora perché sono stati anni di transizione.

mercoledì 12 luglio 2023

Cinema Speculation di Quentin Tarantino

Ho preso questo libro perché mi piacciono i film del regista italo americano e per la sua passione nei confronti del cinema italiano anni 70. Ma in libreria avevo già la sensazione che di cinema italiano nel libro non ce ne fosse manco l'ombra. O quasi. E difatti è così.

Il libro è sostanzialmente una biografia del grande cineasta riguardante il suo periodo di tarda infanzia e tutta la sua adolescenza; per darvi un'idea stiamo parlando del periodo 1971-1981. Nel capitolo introduttivo vengono citati tutti i film visti con la madre, con l'amica della madre  verso la fine degli anni 60 passando poi per il Carson Twin un cinema dove la stragrande maggioranza del pubblico era composta di neri e dove lì vide i film di blaxploitation come Coffy e Foxy Brown.

Il libro successivamente affronta in modo approfondito alcuni film del cinema americano. Il primo è Bullitt di Peter Yates. Ecco questo film l'avrò visto una decina di anni fa e si mi era piaciuto ma francamente della trama non c'avevo capito un granché. E Tarantino, anche attraverso aneddoti, spiega che il film si basa più sugli atteggiamenti del protagonista che sulla trama (insomma la trama è in secondo piano!). Cita altri film del cineasta inglese ma non Murphy's War con Peter O'Toole (alla fine del libro si scopre pure che era uno degli attori preferiti dal conoscente-amico Floyd).

Il libro è interessante perché confronta i film con i romanzi da cui sono tratti in modo approfondito oppure ne critica la sceneggiatura sempre argomentando e ne racconta gli aneddoti su come una sceneggiatura nasca e addirittura venga modificata da altri sceneggiatori (come nel caso di Rolling Thunder).

Ed è stimolante perché a seconda della nostra cultura cinematografica personale e nel mio caso italiana lui ci racconta le sue emozioni vissute guardando alcuni film da americano. Ad esempio io con Taxi Driver non riesco ad avere un buon feeling. Lui lo ha visto al cinema (ed era l'unico bianco) e racconta di quanto ha riso nella prima parte (e anche il pubblico rideva tanto). Per me, nonostante sia un film girato bene, lo trovo lento in alcuni punti e rischio di addormentarmi. E non rido mentre lo vedo.

Per concludere vi do i consigli per affrontare al meglio questo libro. I film citati sono tantissimi e alcuni capitoli sono dedicati a vari film. Alcuni capitoli sono “lunghetti”, altri sono relativamente corti. Io stesso ho letto il capitolo su Daisy Miller ma il film non l'ho visto (e chissà quando lo vedrò), ma per fortuna il capitolo è breve. Il consiglio che vi do è di guardarvi Getaway!, Un tranquillo weekend di Paura, L'ispettore Callaghan il caso Scorpio è tuo, Le due sorelle di Brian de Palma, Taxi Driver, Rolling Thunder, Taverna Paradiso di Sylvester Stallone, HardCore di Paul Schrader e Fuga da Alcatraz di Don Siegel. Ovviamente, dovete aver visto alcuni film di Hitchcock, dato che è il maestro che ha influenzato nella prima parte di carriera Brian de Palma, se volete assaporarvi nel miglior modo possibile questo libro. 

Tornando a inizio post, per quanto riguarda il cinema italiano sostanzialmente lui cita e dedica qualche riga all'Uccello dalle piume di cristallo di Dario Argento perché probabilmente ha influenzato in parte Le due sorelle di Brian de Palma. Come già detto questo libro riguarda il suo periodo anni 70. Da americano. E non lavorava ancora nel negozio di noleggio...

C'è solo una cosa che non mi è piaciuta... Afferma che il remake, Il salario della paura è nettamente superiore a Vite Vendute. No dai non esageriamo, va bene che gli anni 70 erano fighi ma non esageriamo :)

mercoledì 28 giugno 2023

Ciao Francesco!

 Fondamentalmente uno dei miei film del cuore è OcchioPinocchio.

Lo vidi tranquillamente in seconda serata, in virtù del fatto che il giorno dopo non andavo a scuola perché c'era assemblea.
L'indomani mattina mi feci la doccia e pensai: "Però, il film mi è piaciuto!".
A quel film ci sono affezionato perché fu il primo film che vidi senza sapere nulla. Nulla. Solo la durata. Quindi non avevo nessuna aspettativa riguardo alle caratteristiche ovvero se il film fosse comico, drammatico, un po' tutte e due. Non conoscevo la trama, nemmeno gli attori, a parte l'attore principale e il regista (che in questo caso coincidono). Ne avevo sentito parlare male, di un flop bestiale e che il prodotto fosse poco riuscito. Invece le sensazioni durante la visione non furono negative. Mi trovavo di fronte ad un prodotto diverso dal solito. E per anni mi son sentito un po' idiota, uno dei pochi ai quali era piaciuto il film. Il film difatti è girato bene (perché era un bravo regista), e io l'ho interpretato in un certo modo nei vari anni di riflessione...Credo che quel film rappresenti tutte le paure, le fragilità di una persona nel passare dall'adolescenza all'età adulta. Il confine tra problemi cognitivi e problemi psicologici talvolta è indecifrabile. A quell'epoca molti si aspettavano un film comico, e invece a mio avviso ne venne fuori un lavoro originale. Non so quanto abbia inciso il taglio di 52 minuti sull'esito finale, di certo ha lasciato qualche strascico a livello economico che ha incrinato la carriera di Nuti..
Buon viaggio Francesco!

domenica 19 febbraio 2023

Corsi e ricorsi storici "cinematografici"

 L'anno scorso dopo che avevo intravisto vari spezzoni in tv e famosi spezzoni doppiati in rete in maniera comica, ho finalmente visto "Gli ultimi giorni - La caduta di Hitler" del 2004. Il film mi piacque per  l'ottima interpretazione di attori in stato di grazia, scelti in modo consapevole e il buon ritmo dello scorrere degli eventi. Bruno Ganz è perfetto nella parte di Hitler, con i suoi slanci nevrotici nei confronti dei suoi soldati e allo stesso tempo tenero/affettuoso (oggi si direbbe empatico) nei loro confronti e verso la sua segretaria. 

Perché parlo di corsi e ricorsi storici? Casualmente nell'estate scorsa rivedendo alcuni sprazzi del film "I ragazzi venuti dal Brasile" del 1978 ad un certo punto rimango sorpreso della presenza di Bruno Ganz nei panni di un bravo medico che spiega la clonazione al ricercatore di nazisti interpretato dal grande Laurence Olivier. In questi ultimi anni ho visto svariati film del grande Bruno Ganz (Pane e Tulipani, L'amico americano, Nosferatu, Il cielo sopra Berlino) ma quando vidi per la prima volta il film di Schaffner vent'anni fa non sapevo chi fosse l'attore svizzero. Inoltre stiamo parlando di una sola scena, quindi è chiaro che col passare del tempo mi son dimenticato della sua comparsa in quel film. Il mio stupore riguarda il fatto che entrambi i film abbiano lo stesso tema ossia il nazismo. E che l'attore svizzero sia in entrambi i film ma in ruoli opposti. 

Bruno Ganz in "I ragazzi venuti dal Brasile"

Insomma consiglio la visione dei due film, soprattutto alle nuove generazioni che potrebbero aver visto soltanto il più recente. 

Ganz in "La caduta-gli ultimi giorni di Hitler"


sabato 21 gennaio 2023

Star Wars 3- La vendetta dei Sith

 E' un film al quale sono affezionato. Nel 2008 comprai la parabola e potevo vedere canali stranieri, in particolare da quello che ricordo canali tedeschi, polacchi e arabi. Proprio in un canale arabo vidi questo film e ogni mezz'ora c'era un commentatore arabo che analizzava il film (ovviamente parlava in arabo e non capivo nulla a parte quando diceva Obi-WanKenobi o nomi di altri personaggi). Il film veniva dato in lingua originale e non capivo molto ma ascoltare gli attori in lingua originale ha un altro sapore.

Siamo al terzo episodio della trilogia prequel e nei precedenti episodi le caratterizzazioni dei personaggi erano state fatte. Più o meno. Inoltre avendo visto i 3 episodi della prima trilogia sappiamo già come andrà a finire. E in questo terzo episodio George Lucas va dritto al sodo: c'è spazio per azione e dialoghi di chiaro studio psicologico. Quello che colpisce maggiormente è l'introspezione psicologica che c'è dietro, il gran lavoro nei dialoghi che porta il talentuoso Jedi Anakin Skywalker verso un imbuto luciferino per diventare il personaggio dark ovvero Darth Vader e una critica al popolo che si lascia “affascinare” dalla dittatura.

Ma ho scoperto da poco che non c'era solo questo. Son sempre stato affascinato dalla lotta finale tra Obi-WanKenobi e Anakin in quel pianeta, pieno di vulcani esplosivi, bello infuocato e rosso! Ecco, la cura dettagliata dei colori non è fine a se stessa come potrebbe apparire in un primo momento. La scelta dei colori non è stata casuale ma funzionale all'evoluzione della trama. Non è un caso che la lotta finale avvenga nei pressi di un vulcano: il rosso significa amore-passione (l'amore tra Anakin e la principessa Padmé Amidala; a proposito, forse non centra nulla, l'amigdala è il centro delle passioni nel nostro cervello*) ma nella lotta tra il maestro e l'allievo significa la rabbia, la violenza. Quella è l'ultima volta in cui Anakin usa la spada laser di colore blu come il suo maestro, colore che indica saggezza, lealtà, sincerità. L'imperatore Palpatine, già al lato oscuro,

L'imperatore Palpatine

usa una spada laser di color rosso e di contrappunto Mastro Yoda usa quella verde simbolo dell'armonia e dell'equilibrio. E' chiaro che nel 2005 rispetto agli esordi, ovvero il 1977, c'è stato un maggior studio sul lato estetico.

 

Mace Windu versus Palpatine

E questo utilizzo dei colori 
in modo saggio non fa altro che emozionare lo spettatore e  coinvolgerlo in maniera spiccata nello sviluppo della trama. 

A mio avviso, ottima l'interpretazione di Ewan Mc-Gregor (sarà che vedendolo in lingua originale mi son emozionato di più perché senti nella sua voce le sue delusioni che via via aumentano lungo tutto il film) e belle le musiche che accompagnano ed esaltano le due lotte finali. In una sola parola: epico!     

Ewan McGregor nei panni di Obi-Wan Kenobi. 
"I have failed you, Anakin"


Mastro Yoda



*in inglese Amygdala, quindi il cognome potrebbe non essere casuale...


giovedì 9 dicembre 2021

Suburra tutte le stagioni

Tranquilli, tranquilli qualcosa continuo a guardarla...Non scrivo da molto tempo ma negli ultimi anni ho trascorso del tempo a leggere libri di divulgazione (ad esempio “L'errore di Cartesio” di Antonio Damasio), guardare film (soprattutto dalla lista dei 1001 film da vedere prima di morire) e poche serie tv. Sia chiaro: mi piace guardare una serie tv ma inizio ad essere un po' stanco. Ho visto Black Sails, ottima serie sui pirati e probabilmente una delle serie più sottovalutate, e quando l'ho finita di vedere onestamente ero un po' stanco. Guardare una serie tv comporta una certa continuità di spreco d'energia mentale che va soppesato con il tempo usato a lavoro.

Detto questo, ho visto tutte e tre le stagioni di Suburra. Devo dire che la serie per quanto riguarda le prime due stagioni mi è piaciuta, una buona caratterizzazione dei personaggi, un buon ritmo nella messa in scena e buona interpretazione da parte di tutti gli attori (un aspetto negativo, soprattutto evidente nella seconda e terza stagione con l'ingresso di alcuni personaggi, è la mancanza di un minimo di lavoro di dizione che francamente non guasterebbe). Unica nota negativa che onestamente non viene spiegata nell'arco di tutte le stagioni è il rapporto tra Spadino e il fratello Manfredi ovvero non si conosce la causa dell'odio tra i due fratelli. Perché di fatto è uno dei fili conduttore di tutta la saga e che inciderà fino all'ultima puntata. La terza stagione è assai veloce. Composta di sole sei puntate ha un ritmo frenetico, belle scene d'azione ma fa dei salti narrativi notevoli; ci sono almeno due personaggi che spariscono d'incanto e alcuni personaggi fino alla fine della terza stagione non si capisce che direzione prenderanno, sempre a causa della non spiegazione del rapporto tra Spadino e il suo fratello (se penso alla profonda caratterizzazione del rapporto dei due fratelli in "Better Call Saul" c'è un abisso). E infine tutto quello che concerne la figura misteriosa della donna rossa è fumoso...

Insomma la terza stagione, se è veramente la stagione finale, è assai sconclusionata su alcuni fronti e non aggiungo altro sennò (s)cadrei nello spoiler. Guardate tutte le stagioni perché nel complesso meritano e fatevi la vostra idea. 

martedì 28 aprile 2020

Better Call Saul: quinta stagione


Siamo arrivati alla quinta stagione di questo spin-off. Fin dalla prima stagione questa serie ha cercato di brillare di luce propria e non di luce riflessa. Sicuramente fin dall’inizio aveva delle peculiarità in particolare la lentezza e i dettagli sul lungo campo (forse il picco di stupenda lentezza lo raggiunge nella quarta stagione, nella scena drammatica tra Mike e Werner). Per qualcuno aspetti negativi, per altri negativi. Onestamente mi aspettavo una stagione più spumeggiante con meno lungaggini anche in virtù del fatto che Bob Odenkirk aveva dichiarato che la quinta fosse la più bella. Diciamo come sono andate le cose: c’erano come al solito due binari narrativi, da una parte Mesa Verde, dall’altra il cartello. E Come al solito le emozioni si concentrano nelle ultime tre puntate. Tutto sommato la stagione mi è piaciuta ma onestamente la si sta tirando “troppo per le lunghe”… I personaggi li conosciamo ma Kim ha delle evoluzioni particolari che non so più chi sia Kim!  😊😊😊😊😊

Osservazioni personali
Credo che in Breaking Bad ci siano stati dei buchi di sceneggiatura, che di fatto portarono alla lite tra Gus Frig e Walter White. Iniziamo a ricomporre il mosaico: quando entra in scena Saul Goodman nella ottava puntata al 30 minuto dice a Jesse e Walt: “Chi vi ha mandati? Lalo?”. Jess ovviamente risponde “Chi????”. Lalo è sempre esistito ma noi non lo sapevamo o ci era sfuggito…A me era sfuggito. Siamo arrivati ad un anno da Breaking Bad e se è vero che Better Call Saul terminerà con la sesta stagione, a questo punto il possibile ricongiungimento si avvererà. Come avete capito, Lalo durante la seconda stagione è ancora vivo, quindi….Non so se torneranno Jess e Walter ma probabilmente verranno nominati in qualche dialogo…

Come tutti avranno notato Lalo è un villain incredibile, e forse per merito dell’interpretazione di Dalton, è il personaggio preferito da molti (me compreso). Riuscire a rendere simpatico un personaggio del genere ci voleva una buona follia (va dato merito a quanto pare a Peter Gould…). E comunque da questa immagine mi viene il sospetto che Vince e Peter abbiano preso spunto da Cetto La Qualunque…..