domenica 15 gennaio 2012

La commedia di Orlando

Come sapete sono un appassionato di cinema e di quasi tutti i generi cinematografici, con un tallone d’Achille procuratomi dal cinema d’autore. Essendo d’Iglesias con un teatro chiuso da sempre ed essendoci stato un certo calo culturale negli ultimi dieci anni in Italia, io di teatro non ho visto proprio nulla. Tradotto in altri termini, a teatro in questi ultimi dieci anni c’andavano solo determinate generazioni. Per quanto mi riguarda, a parte aver visto un operetta più o meno quando avevo 12-13 anni ovvero Cin-Cin-La, del quale ho bei ricordi, ero a digiuno di rappresentazioni teatrali da sempre. Dato che il 13 Gennaio era in programmazione una conferenza di Isabella Ragonese a Cagliari, ho deciso di vedere questa conferenza e qualche ora dopo vedere “La commedia di Orlando” con protagonista la Ragonese, diretta da Emanuela Giordano al Teatro Massimo di Cagliari. Tale commedia è tratta dall’“Orlando” di Virginia Woolf, romanzo drammaturgico. Quindi vi è l’intento di passare dalla drammaturgia alla vivacità della commedia. Obiettivo interessante, ma a mio avviso, per ora non totalmente riuscito.
Isabella Ragonese
Riguardo a questa commedia non sapevo nulla. Ormai ho "imparato" a vedere un film senza sapere nulla riguardo ad esso, in modo tale da capire se l’opera è fatta bene. Premesso che forse non sono la persona più adatta per criticare quest’opera, francamente la commedia non mi è piaciuta più di tanto, in particolare il primo tempo. Nei primi venti minuti ho faticato a capire che cosa stesse succedendo, la trama non mi era molto chiara, complice anche un andatura lenta degli avvenimenti e al tempo stesso battute troppo veloci (almeno per i miei gusti). 
Insomma: per tenere testa all’opera di Virginia Woolf, questa commedia credo dovrebbe durare di più in modo tale da dare un senso al tutto e quindi dare più forza, intensità al significato di quest’opera. La commedia così vista, non mi ha emozionato e mi ha per lo più annoiato nonostante la bravura degli attori. Il primo atto a mio avviso zoppica e li la compagnia dovrebbe lavorarci un po’ di più, mentre il secondo atto lo trovo più riuscito e più vispo. L’idea di trasformare un dramma in una commedia non è male, ma ora come ora il risultato non è dei migliori, anche se intravedo un buon potenziale. Ultimo aspetto: la presenza di una colonna sonora, forse è stata un po’ invadente, ma a me non è dispiaciuta.
Per quanto riguarda la conferenza, la Ragonese si è dimostrata simpatica e ha espresso dei concetti importanti come di un eventuale rilancio o meglio valorizzazione del cinema italiano attuale, perché non possiamo vivere di rendita grazie alle opere di Fellini o Visconti. Io avrei aggiunto anche il cinema anni 70 ma questo è un altro discorso…. :)
Sperando di non ricevere insulti, mi auguro che le mie umili e sincere critiche vengano accettate.

domenica 8 gennaio 2012

Io Sono Leggenda: i tre film!

Sul finire del 2010 riuscii a vedere tutti e tre i film tratti dal libro di Richard Matheson del 1954 "Io sono Leggenda", ovvero quello del 64, del 71 e l’ultimo uscito nel 2008.
Qui ne riporto il mio giudizio su questi tre film. Sostanzialmente, un virus ha annientato quasi tutta la popolazione mondiale. Quasi tutti son morti, altri son diventati una sorta di vampiri/zombie (vampiri perché non si possono esporre alla luce del sole di giorno, e zombie perché hanno delle caratteristiche da zombie ma questo riguarda tutti e tre i film, nel libro sono solo vampiri).  
Il primo film, “L’ultimo uomo della Terra”, è quello che ricalca con maggiore fedeltà il libro con una piccola variazione nel finale. Qui il protagonista, Robert Morgan (non so perché il protagonista si chiami Morgan quando sia nel libro che nei due film successivi si chiama Robert Neville), è interpretato 

L'ultimo uomo della Terra
dallo storico attore di film horror Vincent Price. E mi dispiace dirlo, il più "brutto" dei tre è proprio il primo. Mi dispiace perché è stato girato in Italia, con regista e cast italiano (sul regista non si sa con esattezza chi è il primo regista, insomma il vero regista ovvero se Ubaldo Ragona o Sidney Salkow), a tratti è noioso (il protagonista a tratti pensa e non parla e questo può rendere noiosa la visione) e ha un finale orribile. Peccato perché nella prima parte il film è anche convincente e coinvolgente nell’evolversi ma poi nella seconda parte oltre all’evidente basso budget si è aggiunta una sceneggiatura senza senso, figlia del fatto che si è voluti ricalcare con troppa fedeltà il libro. Inoltre si sente la mancanza d’azione che avrebbe giovato in un film del genere.
Per cui nel complesso il film raggiunge la sufficienza, considerando l’anno d’uscita. Poi ovviamente i miei criteri nel giudicare si basano molto sul finale, quindi se il finale è pessimo, senza senso, il film per me perde e non merita di essere rivisto. Interessanti le musiche jazz intorno al minuto 17.
Il film passò inosservato, ma va ricordato che fu il primo film con la presenza scenica di zombie, ben quattro anni prima del film di George A. Romero “La notte dei morti viventi”. Essendo passato inosservato non si può dire con certezza se Romero avesse visto il film oppure no…
Sia il secondo che il terzo son meno fedeli al libro, creando così possibili strade ad eventuali sceneggiature più interessanti, più libertà per storie più sensate. E in quest’ottica, il terzo è il remake del secondo. Nei due film successivi c’è più azione e per il tipo di film vi sono due attori prestanti come Charlton Heston e Will Smith che sono più adatti di Price.

Per quanto riguarda i miei gusti, quello che mi è piaciuto di più è il secondo, “The Omega Man-Occhi bianchi sul pianeta terra”, con protagonista Charlton Heston. Nel film del 71 la prima parte ha come unico personaggio solo Neville con la presenza degli esseri umani infettati dal virus e diventati zombie. Vi sono delle belle scene d’azione, belle musiche  del compositore Ron Grainer che non annoiano affatto lo spettatore! Memorabile la scena in cui Heston gioca a scacchi con il busto di Cesare. Quindi bravi gli sceneggiatori a scrivere una storia che nonostante la sola presenza del protagonista non annoia lo spettatore ma, ahimè, il difetto sta negli ultimi venti minuti 

Occhi bianchi sul pianeta Terra
che rovinano il film che poteva essere a tutti gli effetti un gioiello degli anni 70. Difatti gli ultimi venti minuti non mi convincono totalmente, nonostante alcuni continui colpi di scena, ma a mio avviso, la mia sensazione è che la sceneggiatura sia stata scritta in modo troppo frettoloso.

Il terzo, “Io sono Leggenda”, con protagonista Will Smith, come il primo ha dei flashback durante il film in cui il protagonista si ricorda degli avvenimenti disastrosi causati dal virus. A mio avviso, qui quello che non mi convince sono gli zombie o vampiri (chiamateli come volete) che sono superdotati, un modo come un altro per spendere soldi in effetti speciali. Inoltre altamente inverosimile la scena della cagna che contrasta i cani superdotati, essendo questi ultimi contagiati dal virus e altrettanto inverosimile la scena finale, per motivi riguardanti le leggi della fisica. In dvd c’è un finale alternativo, spiegato su Wikipedia, che ho trovato molto interessante e a pensarci bene più verosimile del finale originale.  Comunque il film nel complesso è ben fatto, eccetto questi difetti, anche se onestamente me lo aspettavo un pelino più coinvolgente. Non male.
In conclusione direi che i film americani sono superiori al film italiano e in ogni caso consiglio la visione di tutti e tre i film, soprattutto per chi è appassionato di questo genere di film.

Io sono Leggenda

martedì 20 dicembre 2011

Sommario su Woody Allen

Facciamo un sommario della situazione. Navigando fra i vari forum, i fan e la critica concordano nel considerare “Io e Annie” e “Manhattan” i capolavori del regista neworchese. Sono sicuramente i due film più amati. Non ci sono dubbi. A mio avviso, sono tra i film potenzialmente più belli, ma non li trovo completamente riusciti. Altri film che emergono, ovviamente a seconda dei gusti personali dei fan, sono “Zelig”, “Crimini e Misfatti”, “Amore e Guerra”, “Match Point”, “La Rosa Purpurea del Cairo” e “Provaci ancora, Sam!”.
Mi è sembrato che film come “Mariti e Mogli” o “Pallottole su Broadway” non siano altrettanto apprezzati dai fan, film che lui considera riusciti. Insomma alla fine, ognuno ha il suo Woody Allen preferito e allora riporto qui la mia lista dei miei (per ora) preferiti di Allen. Per la cronaca sono a quota 22 film.

Provaci ancora, Sam!”. 1972. Film divertente, tratto dall’opera omonima teatrale dello stesso Woody Allen. Piccola precisazione: lui è il sceneggiatore ma non il regista.
“Il dormiglione”. 1973. Film parodistico sulla fantascienza. Film assai divertente  e con una brava Diane Keaton.
Amore e Guerra”. 1975. Parodia del libro russo “Guerra e Pace” e ultimo film in chiave comica. Il film è divertente, scorrevole, senza punti morti. Bravissima la Keaton.
Mariti e mogli”. 1992. Film sul rapporto di coppia. Ho apprezzato alcuni primi piani, che altri trovano fastidiosi.
Match Point”. 2005. Thriller girato a Londra e con musiche classiche anziché jazz. Ben diretto e a mio avviso riuscito.
Vicky Cristina Barcellona”. 2008. Per vari fan, questo film è uno schifo. Per altri, è carino. Per me è più che carino. E poi la Scarlett Johansson non si discute….
Basta che funzioni”. 2009. L’incontro tra un fisico teorico e una ragazza porterà cambiamenti per loro, per gli amici e parenti. Divertente. Mitico Larry David!

E la vostra lista di film preferiti dell’Allen qual è’?  

sabato 17 dicembre 2011

Woody Allen - Part Two

Dopo il mio post riguardo Woody Allen e i suoi sei film, ho continuato la visione della filmografia del regista newyorchese, la mia personale maratona. Non potevo di certo fermarmi a quei 13 film che avevo visto!
Come nel precedente post, parto dagli anni 70 per proseguire con i decenni successivi.  

Il dormiglione. 1973. Film parodistico sulla fantascienza. Film assai divertente e con una brava Diane Keaton.
Amore e Guerra. 1975. Parodia del libro russo “Guerra e Pace” e ultimo film in chiave comica. Il film è divertente, scorrevole, senza punti morti. Bravissima la Keaton. Il film è riuscito ma lui il suo periodo comico l’ha più o meno ripudiato, altrimenti oltre a quei sei suoi film dei quali è soddisfatto salverebbe anche questo e Provaci ancora Sam!
Interiors. 1978. Film in chiaro stile Bergman (qualche chiaro rimando a “Persona” del 1966), primo film drammatico di Allen e senza lui come attore. Lento, un po’ soporifero ma tutto sommato riuscito. Magari non è perfetto ma ha delle buone intuizioni. Non è nelle mie corde e quindi non sono la persona più adatta per criticare questo film, soprattutto perché non ho ancora visto buona parte della filmografia di Bergman.  
Una commedia sexy in una notte di mezza estate. 1982. Commedia carina con scene surreali e divertenti. Nulla di eccezionale ma godibile. Primo film con Mia Farrow.
Radio Days. 1987. Film che omaggia il periodo degli anni 30-40, il periodo del jazz, genere musicale tanto caro ad Allen. Primo tempo un po’ soporifero, con alcune scene anche divertenti ma che sembrano un po’ fine a se stesse, seguito da un buon secondo tempo (la scena spartiacque è come si “incontrano” Danny Aiello e Mia Farrow), divertente, brillante, un po’ più compatto e anche commovente. Se tutto il film fosse al livello del secondo tempo, saremmo davanti ad uno dei migliori Allen. Peccato. Come hanno detto alcuni critici, il film riprende un po’ le tematiche di Amarcord di Fellini. Ma mentre Amarcord è un capolavoro (anche se non è nelle mie corde, devo ammettere che è un bel lavoro), questo di Allen non mi sembra completamente riuscito.
Crimini e misfatti. 1989. Un film ma in realtà sono due film. A mio avviso, l’idea di fare due film in uno, anche se interessante, non mi sembra dia buoni frutti, non ci trovo nulla di scorrevole. “I due film” non sono malvagi ma nulla di memorabile (a parte l’incontro finale tra il mandante dell’omicidio e Allen). Per alcuni è un capolavoro.
La maledizione dello scorpione di Giada. 2001. Film che personalmente ho trovato godibile, divertente dotato di una sceneggiatura semplice e scorrevole. Film che miscela noir (ambientato negli anni 40) al comico. Probabilmente Allen aveva intenzione di creare una sceneggiatura un po’ più complessa, meno esile. Prevale un po’ di più la formula del comico rispetto al noir, e forse non era nelle intenzioni del regista-attore. Difatti, Allen considera questo il suo peggior film di sempre.
Anything Else. 2003. Commedia un po’ pesantuccia con qualche buon spunto comico qua e là. Il film non è malvagio, è godibile ma credo sia un film consigliabile per un fan accanito di Allen.

Basta che funzioni. 2009. Un fisico, conoscitore della meccanica quantistica, ha un carattere molto spigoloso ma è un uomo di grandi argomentazioni. Credo una delle migliori commedie di Allen. Non so come la pensi lui su questo film, ma mi sembra che il film sia più o meno riuscito bene. Ottimo l’attore protagonista Larry David.

Nel prossimo post farò un sommario su Allen ovvero quali sono i miei film preferiti del regista newyorchese. 

domenica 11 dicembre 2011

Agorà

Regia: Alejandro Amenabar
Sceneggiatura: Alejandro Amenabar, Mateo Jil
Anno: 2009
Attori: Rachel Weisz, Michael Lonsdale, Max Minghella 


Anno 400 D.C. Alessandria D’Egitto, Impero Romano D’Oriente. Sono ormai gli ultimi anni dell’Impero Romano d’Occidente, ormai decadente e anni in cui inizia a diffondersi sempre più il Cristianesimo fino ad arrivare ad una breve ma allo stesso tempo cruenta guerra che porterà i Cristiani ad essere il gruppo religioso principale.

Agorà
Quindi inizialmente da un lato ci sono i cristiani, dall’altro i pagani. Fra tutti svetta la figura idilliaca come un fiore in un deserto di Ipazia, donna molto raffinata e femminile (interpretata da una magistrale Rachel Weisz). Non ci sono giunte molte notizie riguardo a questa donna e il regista Amenabar si è preso qualche piccola libertà di romanzare la sua vita in quel contesto storico del 400 D.C. in Egitto.

Questo azzardo lo trovo anche di ottimo gusto in quanto non essendoci particolari notizie certe su Ipazia, scriverci sopra una storia non mi pare una cosa scandalosa. E chissà perché, il mio sesto senso mi dice che tale Ipazia potrebbe essere giunta effettivamente 1000 anni prima di Keplero, a capire che è la Terra a girare intorno al Sole con traiettoria ellittica (assolutamente uno dei momenti più topici di tutto il film, più commoventi, ottimamente interpretata). Di fatto per secoli-millenni la donna non fu mai considerata alla pari dell’uomo e quindi di conseguenza delle eventuali brillanti intuizioni sono state sotterrate, un po’ per non andare contro le sacre scritture, un po’ per non intaccare il maschilismo. 

Sta di fatto che sia il maschilismo che l’ottusità religiosa sono arrivate fino ai giorni nostri e il film in quest’ottica è, ahimè, molto attuale. E l’Italia (e non solo) in questo periodo storico non si discosta di tanto da quell’Alessandria del 400 D.C. Ma in fondo tutto è relativo, ed uno potrebbe dire che in fondo son passati solo duemila anni; insomma è passato ancora poco tempo prima che il concetto di democrazia venga raggiunto, il concetto di pace fra i popoli e di parità fra i sessi sia veramente attuata. Pazienza, chi vivrà, vedrà! In effetti questo concetto di relatività viene ribadito dalla regia con gli stacchi dalla Terra per arrivare nello spazio, per farci capire che rispetto al cosmo non siamo altro che dei piccoli punti.
In conclusione vi consiglio di vedervi Agorà, i soldi saranno spesi bene e magari ognuno di voi sarà pronto per le proprie riflessioni.


Ps onestamente mi vergogno di essere iglesiente, in altri cinema non ho mai notato una tale maleducazione nei confronti miei e degli altri cinespettatori; non è tollerabile, a mio avviso, parlare durante la visione di un film serio come Agorà, ci può stare in un film culi e tette come quelli di De-Sica, ma non per questo. C’è solo da stendere un velo pietoso, così io applicherei leggi severe: chi parla durante film di questo livello o paga il biglietto a tutti gli spettatori presenti in sala oppure gli si taglia la lingua. Mi pare una legge giusta! Voi che ne dite?

Ps del Ps Va ricordato che questo film è del 2009, ma qui in Italia è uscito nel 2010 per motivi, a me e credo a tanti altri, totalmente illogici!

domenica 4 dicembre 2011

Si può Fare

Regia: Giulio Manfredonia
Sceneggiatura: Fabio Bonifacci, Giulio Manfredonia
Anno: 2008
Musiche: Pivio e Aldo de Scalzi
Montaggio: Cecilia Zanuso


Si può fare
Un film intitolato così, che richiama la celeberrima frase esclamata da Gene Wilder in “Frankstein Junior”, non poteva che essere un gran bel film. Il titolo viene spiegato alla fine del film: è ispirato a tante storie vere e in particolare alla cooperativa “Noncello” di Pordenone, dove si faceva parquet e dove i dirigenti dicevano ai loro soci “Si può fare”.  Il titolo nella sua semplicità, a mio avviso, è  geniale!

E’ ambientato nel 1983 e il sindacalista Nello (interpretato da Claudio Bisio) viene inviato, essendo secondo alcuni o troppo antico  o troppo avanti, a lavorare in una cooperativa! In quel periodo era stata emanata la legge Basaglia che prevedeva la chiusura dei manicomi con conseguente liberazione dei matti che in teoria dovevano essere accolti dalle famiglie. Di conseguenza  si  crearono tali cooperative per mantenere i matti appena usciti dai manicomi e di fatto i manicomi chiusero solo nel 1994. Ritornando al protagonista, Nello si trova in una cooperativa in cui i vari malati di mente lavorano per attività di poca importanza.                                   

Nato da una sceneggiatura perfetta, il film si articola lungo le caratterizzazioni dei personaggi e sul protagonista, personaggio positivo per il quale la parola impossibile non esiste. Il suo imperativo è chiaro fin dall’inizio del film: lavorare!


Essendo un gran motivatore, cerca di estrarre il massimo del talento da questi matti e capisce subito che : “Siamo matti, mica scemi”.

Film di una scorrevolezza quasi disarmante, senza cali, senza punti morti, contorniata da una bella colonna sonora, segno che è stato fatto un ottimo lavoro di squadra, tra regia, montaggio e sceneggiatura. E’ raro vedere un film con una colonna sonora così raffinata (mi verrebbe da dire per pochi eletti), con stacchi musicali posti al momento giusto e adatte al contesto, quali per esempio “Empty Pages” dei Traffic o “L’isola che non c’è” di Bennato. Gli attori a mio avviso son stati perfetti: ognuno di loro nel suo ruolo è stato bravissimo, si fa quasi fatica a trovare il proprio personaggio preferito, tutti hanno svolto al meglio il proprio ruolo e gli sceneggiatori son stati bravi nel dar uguale importanza a tutti i matti! Inoltre, il film ha un equilibrio tra il comico e il drammatico impressionante, sorretto dal giusto momento musicale. Le musiche sono state composte da Pivio e Aldo de Scalzi, più ovviamente musiche di altri artisti, oltre a quelli accennati sopra, come il “Concerto 5 per pianoforte” di Beethoven.

Il messaggio del film è chiaro: qualsiasi persona in qualche modo deve contribuire alla società, cercare di migliorarla, portare nuove idee, non essere statico, come appunto Nello, il quale essendo troppo avanti con le idee, viene mandato a lavorare con dei matti (questo concetto è ben rappresentato dall’antitesi tra Nello e il dottor Del Vecchio, ancorato ad una psichiatria ormai vecchia). Alla fine i matti son stati quelli che non l’hanno capito e la legge è sempre valida: tutto è relativo, ciò che può essere pazzo per me, per te può essere normale. Einstein in effetti era avanti di almeno 50 anni…..
Film assolutamente da vedere, che vi consiglio vivamente e ahimè, se non erro, passato a suo tempo inosservato…ah si perché c’era quella stronzata in arrivo di Twilight!!!!




giovedì 1 dicembre 2011

Alien 4 - La Clonazione

Anno:1997
Regia: Jean-Pierre Jeunet
Sceneggiatura: Joss Whedon
Attori: Sigourney Weaver, Winona Ryder, Ron Perlman, Brad Dourif

Con questa recensione concludo con la saga di Alien, saga che ha fatto la storia della fantascienza. Come ben ricorderete nel terzo capitolo Ripley moriva gettandosi nel carbone fuso. Ma la Compagnia non si da per vinta e nel quarto e per ora ultimo capitolo della saga, clona (non si sa bene come) lei e l’alien che portava insieme con se, che tra l’altro è l’alien Madre.

Era il periodo in cui si parlava nei telegiornali della clonazione, della pecora più celebre di sempre, della pecora Dolly! Quindi gli sceneggiatori e produttori ne approfittarono per fare un sequel del tutto inaspettato e chiaramente progettato per fare soldi.

E’ un film con delle belle scene d’azione spettacolari; momento topico del film sono le belle scene sott’acqua in cui si nota che Sigourney Weaver nuota a delfino mentre gli altri attori nuotano a rana. Nella seconda parte succede una cosa alquanto strana, del tutto particolare: la Regina madre partorisce un figlio maschio enorme, il quale crede che la vera madre sia Ripley e non la madre stessa. Mentre nella prima parte del film Ripley è cinica, nella seconda parte si rivede  ancora una volta la maternità della protagonista, piano piano Ripley riscopre quella femminilità che tutti abbiamo visto nei precedenti capitoli.
Alcuni dialoghi sono molto semplici, però al tempo stesso li trovo molto simpatici-divertenti tipo il dialogo tra Johner (interpretato da Ron Perlman) e Ripley: “Senti ma con questi cosi hai già avuto a che fare? Lei: “Si” Lui: “Forte! E come è andata a finire?”e lei : “Sono morta!”….oppure trovo divertente la scena in cui gli unici superstiti vengono a sapere che l’astronave in situazioni d’emergenza automaticamente è dirottata verso la Terra al che nascono i primi commenti e soprattutto uno che riporto: “Oh merda cazzo quel buco di merda!No!!!”……Chissà cosa non va nella Terra del futuro!!!!!!


Alien 4



Insomma un film a tratti quasi comico, completamente diverso dagli altri tre, un film dove la paura è quasi messa da parte per far posto all’azione e alla comicità. Si perde ormai la tensione del primo film per far posto a battute e ad azione. Quindi il succo del discorso è: se uno vuole avere tensione si guardi il primo o anche il terzo, per l’azione direi il secondo e il quarto. Il secondo è superiore al quarto, ha una sceneggiatura più articolata, quest’ultimo capitolo è più semplice ma con ancora qualcosa in più rispetto ai precedenti film: nel primo c’erano solo le uova, nel secondo c’è anche la regina madre che partorisce le uova e in questo c’è il figlio maschio, molto grosso, tonto (perché appena nato) e bastardo. Insomma questo capitolo è una sorta di riempitivo con qualche chicca/trovata geniale qua e là, con molta azione e poca trama e, a mio avviso, questa trovata del figlio maschio mi sembra una cazzata per allungare il film (almeno gli sceneggiatori c’hanno provato ad inserire qualcosa di nuovo in quest’ultimo capitolo). In definitiva, consigliato a chi vuole passare una serata in allegria, a chi non vuole spremersi il cervello; per chi vuole rimanere teso allora si guardi il primo. In quest’ultimo capitolo (per ora) di teso ci sono solo le musiche storiche. A me il film non dispiace essendo amante dei film d’azione, poi ovviamente de gustibus……

In conclusione, non so se si farà mai un quinto capitolo per via della non più verde età della mitica Sigourney Weaver, a meno che non la si rimpiazzi con un’altra stangona come l'Angelina Jolie per esempio…altre per ora non me ne vengono in mente….ciao!



Ron Perlman - Dominique Pinon - Sigourney Weaver - Winona Ryder