Verso la fine di Agosto vidi
questo libro, e come consuetudine, prima lo guardai,
e dopo aver letto qualche riga per intuire il valore del libro che mi parve subito buono, decisi di comprarlo. Tornai a casa, e mi resi conto di un problema non di poco conto: non avevo mai visto un film di Francesco Rosi!
Dovetti ovviamente risolvere il problema e prima di iniziare il libro di slancio guardai “Uomini contro”, “Le mani sulla città” e “Salvatore Giuliano”. In tempi successivi vidi “Cadaveri Eccellenti”, “Cronaca di una morte annunciata” e “Dimenticare Palermo” permettendomi cosi pagina dopo pagina di leggere il libro in modo scorrevole. Purtroppo solo in un tempo successivo ho visto “La sfida”, il suo primo lungometraggio, se si esclude il “Kean” diretto insieme a Vittorio Gassman.
e dopo aver letto qualche riga per intuire il valore del libro che mi parve subito buono, decisi di comprarlo. Tornai a casa, e mi resi conto di un problema non di poco conto: non avevo mai visto un film di Francesco Rosi!
Dovetti ovviamente risolvere il problema e prima di iniziare il libro di slancio guardai “Uomini contro”, “Le mani sulla città” e “Salvatore Giuliano”. In tempi successivi vidi “Cadaveri Eccellenti”, “Cronaca di una morte annunciata” e “Dimenticare Palermo” permettendomi cosi pagina dopo pagina di leggere il libro in modo scorrevole. Purtroppo solo in un tempo successivo ho visto “La sfida”, il suo primo lungometraggio, se si esclude il “Kean” diretto insieme a Vittorio Gassman.
Il libro si dipana su
un’intervista a Francesco Rosi da parte di Giuseppe Tornatore, partendo
dall’infanzia del Rosi fino ad arrivare ai giorni nostri. Interessanti i vari
aneddoti che hanno caratterizzato la carriera del Rosi, la vita sentimentale, i
progetti non andati in porto, il suo periodo di aiuto regista con Visconti (e
difatti prima di leggersi il libro, occorre vedersi almeno “La terra
trema”
e “Bellissima”),
tutto facilitato dall’affiatamento fra i due registi.
Il libro ve lo consiglio perché
si entra in contatto con un mondo cinematografico che in qualche modo non c’è
più (a quanto pare una volta il cinema era una gran famiglia, ci si sentiva spesso
fra registi, attori, ci si faceva favori come quando Rosi ancora a non riprese
finite de ”Le mani sulla città” mandò di corsa da Fellini per
“8&1/2”
il suo direttore di fotografia Gianni di Venanzo), ricco di aneddoti (alcuni
divertenti come quello riguardante Orson Welles e Peter O’Toole), utile per
conoscere meglio “quasi” dal di dentro la storia del cinema italiano o meglio
di un certo tipo di cinema (cinema di genere drammatico di stampo
neo-realista/realista), il rapporto umano tra produttori e registi, per interessarsi
anche ad aspetti tecnici del mondo cinematografico ma ricordate: non iniziate
il libro se non avete visto almeno una decina di film del Rosi più quei due di
Visconti, altrimenti diventa un bel mattone, ma pur sempre un mattone!
Infatti qualche pagina me la sono riletta……:)