martedì 20 dicembre 2011

Sommario su Woody Allen

Facciamo un sommario della situazione. Navigando fra i vari forum, i fan e la critica concordano nel considerare “Io e Annie” e “Manhattan” i capolavori del regista neworchese. Sono sicuramente i due film più amati. Non ci sono dubbi. A mio avviso, sono tra i film potenzialmente più belli, ma non li trovo completamente riusciti. Altri film che emergono, ovviamente a seconda dei gusti personali dei fan, sono “Zelig”, “Crimini e Misfatti”, “Amore e Guerra”, “Match Point”, “La Rosa Purpurea del Cairo” e “Provaci ancora, Sam!”.
Mi è sembrato che film come “Mariti e Mogli” o “Pallottole su Broadway” non siano altrettanto apprezzati dai fan, film che lui considera riusciti. Insomma alla fine, ognuno ha il suo Woody Allen preferito e allora riporto qui la mia lista dei miei (per ora) preferiti di Allen. Per la cronaca sono a quota 22 film.

Provaci ancora, Sam!”. 1972. Film divertente, tratto dall’opera omonima teatrale dello stesso Woody Allen. Piccola precisazione: lui è il sceneggiatore ma non il regista.
“Il dormiglione”. 1973. Film parodistico sulla fantascienza. Film assai divertente  e con una brava Diane Keaton.
Amore e Guerra”. 1975. Parodia del libro russo “Guerra e Pace” e ultimo film in chiave comica. Il film è divertente, scorrevole, senza punti morti. Bravissima la Keaton.
Mariti e mogli”. 1992. Film sul rapporto di coppia. Ho apprezzato alcuni primi piani, che altri trovano fastidiosi.
Match Point”. 2005. Thriller girato a Londra e con musiche classiche anziché jazz. Ben diretto e a mio avviso riuscito.
Vicky Cristina Barcellona”. 2008. Per vari fan, questo film è uno schifo. Per altri, è carino. Per me è più che carino. E poi la Scarlett Johansson non si discute….
Basta che funzioni”. 2009. L’incontro tra un fisico teorico e una ragazza porterà cambiamenti per loro, per gli amici e parenti. Divertente. Mitico Larry David!

E la vostra lista di film preferiti dell’Allen qual è’?  

sabato 17 dicembre 2011

Woody Allen - Part Two

Dopo il mio post riguardo Woody Allen e i suoi sei film, ho continuato la visione della filmografia del regista newyorchese, la mia personale maratona. Non potevo di certo fermarmi a quei 13 film che avevo visto!
Come nel precedente post, parto dagli anni 70 per proseguire con i decenni successivi.  

Il dormiglione. 1973. Film parodistico sulla fantascienza. Film assai divertente e con una brava Diane Keaton.
Amore e Guerra. 1975. Parodia del libro russo “Guerra e Pace” e ultimo film in chiave comica. Il film è divertente, scorrevole, senza punti morti. Bravissima la Keaton. Il film è riuscito ma lui il suo periodo comico l’ha più o meno ripudiato, altrimenti oltre a quei sei suoi film dei quali è soddisfatto salverebbe anche questo e Provaci ancora Sam!
Interiors. 1978. Film in chiaro stile Bergman (qualche chiaro rimando a “Persona” del 1966), primo film drammatico di Allen e senza lui come attore. Lento, un po’ soporifero ma tutto sommato riuscito. Magari non è perfetto ma ha delle buone intuizioni. Non è nelle mie corde e quindi non sono la persona più adatta per criticare questo film, soprattutto perché non ho ancora visto buona parte della filmografia di Bergman.  
Una commedia sexy in una notte di mezza estate. 1982. Commedia carina con scene surreali e divertenti. Nulla di eccezionale ma godibile. Primo film con Mia Farrow.
Radio Days. 1987. Film che omaggia il periodo degli anni 30-40, il periodo del jazz, genere musicale tanto caro ad Allen. Primo tempo un po’ soporifero, con alcune scene anche divertenti ma che sembrano un po’ fine a se stesse, seguito da un buon secondo tempo (la scena spartiacque è come si “incontrano” Danny Aiello e Mia Farrow), divertente, brillante, un po’ più compatto e anche commovente. Se tutto il film fosse al livello del secondo tempo, saremmo davanti ad uno dei migliori Allen. Peccato. Come hanno detto alcuni critici, il film riprende un po’ le tematiche di Amarcord di Fellini. Ma mentre Amarcord è un capolavoro (anche se non è nelle mie corde, devo ammettere che è un bel lavoro), questo di Allen non mi sembra completamente riuscito.
Crimini e misfatti. 1989. Un film ma in realtà sono due film. A mio avviso, l’idea di fare due film in uno, anche se interessante, non mi sembra dia buoni frutti, non ci trovo nulla di scorrevole. “I due film” non sono malvagi ma nulla di memorabile (a parte l’incontro finale tra il mandante dell’omicidio e Allen). Per alcuni è un capolavoro.
La maledizione dello scorpione di Giada. 2001. Film che personalmente ho trovato godibile, divertente dotato di una sceneggiatura semplice e scorrevole. Film che miscela noir (ambientato negli anni 40) al comico. Probabilmente Allen aveva intenzione di creare una sceneggiatura un po’ più complessa, meno esile. Prevale un po’ di più la formula del comico rispetto al noir, e forse non era nelle intenzioni del regista-attore. Difatti, Allen considera questo il suo peggior film di sempre.
Anything Else. 2003. Commedia un po’ pesantuccia con qualche buon spunto comico qua e là. Il film non è malvagio, è godibile ma credo sia un film consigliabile per un fan accanito di Allen.

Basta che funzioni. 2009. Un fisico, conoscitore della meccanica quantistica, ha un carattere molto spigoloso ma è un uomo di grandi argomentazioni. Credo una delle migliori commedie di Allen. Non so come la pensi lui su questo film, ma mi sembra che il film sia più o meno riuscito bene. Ottimo l’attore protagonista Larry David.

Nel prossimo post farò un sommario su Allen ovvero quali sono i miei film preferiti del regista newyorchese. 

domenica 11 dicembre 2011

Agorà

Regia: Alejandro Amenabar
Sceneggiatura: Alejandro Amenabar, Mateo Jil
Anno: 2009
Attori: Rachel Weisz, Michael Lonsdale, Max Minghella 


Anno 400 D.C. Alessandria D’Egitto, Impero Romano D’Oriente. Sono ormai gli ultimi anni dell’Impero Romano d’Occidente, ormai decadente e anni in cui inizia a diffondersi sempre più il Cristianesimo fino ad arrivare ad una breve ma allo stesso tempo cruenta guerra che porterà i Cristiani ad essere il gruppo religioso principale.

Agorà
Quindi inizialmente da un lato ci sono i cristiani, dall’altro i pagani. Fra tutti svetta la figura idilliaca come un fiore in un deserto di Ipazia, donna molto raffinata e femminile (interpretata da una magistrale Rachel Weisz). Non ci sono giunte molte notizie riguardo a questa donna e il regista Amenabar si è preso qualche piccola libertà di romanzare la sua vita in quel contesto storico del 400 D.C. in Egitto.

Questo azzardo lo trovo anche di ottimo gusto in quanto non essendoci particolari notizie certe su Ipazia, scriverci sopra una storia non mi pare una cosa scandalosa. E chissà perché, il mio sesto senso mi dice che tale Ipazia potrebbe essere giunta effettivamente 1000 anni prima di Keplero, a capire che è la Terra a girare intorno al Sole con traiettoria ellittica (assolutamente uno dei momenti più topici di tutto il film, più commoventi, ottimamente interpretata). Di fatto per secoli-millenni la donna non fu mai considerata alla pari dell’uomo e quindi di conseguenza delle eventuali brillanti intuizioni sono state sotterrate, un po’ per non andare contro le sacre scritture, un po’ per non intaccare il maschilismo. 

Sta di fatto che sia il maschilismo che l’ottusità religiosa sono arrivate fino ai giorni nostri e il film in quest’ottica è, ahimè, molto attuale. E l’Italia (e non solo) in questo periodo storico non si discosta di tanto da quell’Alessandria del 400 D.C. Ma in fondo tutto è relativo, ed uno potrebbe dire che in fondo son passati solo duemila anni; insomma è passato ancora poco tempo prima che il concetto di democrazia venga raggiunto, il concetto di pace fra i popoli e di parità fra i sessi sia veramente attuata. Pazienza, chi vivrà, vedrà! In effetti questo concetto di relatività viene ribadito dalla regia con gli stacchi dalla Terra per arrivare nello spazio, per farci capire che rispetto al cosmo non siamo altro che dei piccoli punti.
In conclusione vi consiglio di vedervi Agorà, i soldi saranno spesi bene e magari ognuno di voi sarà pronto per le proprie riflessioni.


Ps onestamente mi vergogno di essere iglesiente, in altri cinema non ho mai notato una tale maleducazione nei confronti miei e degli altri cinespettatori; non è tollerabile, a mio avviso, parlare durante la visione di un film serio come Agorà, ci può stare in un film culi e tette come quelli di De-Sica, ma non per questo. C’è solo da stendere un velo pietoso, così io applicherei leggi severe: chi parla durante film di questo livello o paga il biglietto a tutti gli spettatori presenti in sala oppure gli si taglia la lingua. Mi pare una legge giusta! Voi che ne dite?

Ps del Ps Va ricordato che questo film è del 2009, ma qui in Italia è uscito nel 2010 per motivi, a me e credo a tanti altri, totalmente illogici!

domenica 4 dicembre 2011

Si può Fare

Regia: Giulio Manfredonia
Sceneggiatura: Fabio Bonifacci, Giulio Manfredonia
Anno: 2008
Musiche: Pivio e Aldo de Scalzi
Montaggio: Cecilia Zanuso


Si può fare
Un film intitolato così, che richiama la celeberrima frase esclamata da Gene Wilder in “Frankstein Junior”, non poteva che essere un gran bel film. Il titolo viene spiegato alla fine del film: è ispirato a tante storie vere e in particolare alla cooperativa “Noncello” di Pordenone, dove si faceva parquet e dove i dirigenti dicevano ai loro soci “Si può fare”.  Il titolo nella sua semplicità, a mio avviso, è  geniale!

E’ ambientato nel 1983 e il sindacalista Nello (interpretato da Claudio Bisio) viene inviato, essendo secondo alcuni o troppo antico  o troppo avanti, a lavorare in una cooperativa! In quel periodo era stata emanata la legge Basaglia che prevedeva la chiusura dei manicomi con conseguente liberazione dei matti che in teoria dovevano essere accolti dalle famiglie. Di conseguenza  si  crearono tali cooperative per mantenere i matti appena usciti dai manicomi e di fatto i manicomi chiusero solo nel 1994. Ritornando al protagonista, Nello si trova in una cooperativa in cui i vari malati di mente lavorano per attività di poca importanza.                                   

Nato da una sceneggiatura perfetta, il film si articola lungo le caratterizzazioni dei personaggi e sul protagonista, personaggio positivo per il quale la parola impossibile non esiste. Il suo imperativo è chiaro fin dall’inizio del film: lavorare!


Essendo un gran motivatore, cerca di estrarre il massimo del talento da questi matti e capisce subito che : “Siamo matti, mica scemi”.

Film di una scorrevolezza quasi disarmante, senza cali, senza punti morti, contorniata da una bella colonna sonora, segno che è stato fatto un ottimo lavoro di squadra, tra regia, montaggio e sceneggiatura. E’ raro vedere un film con una colonna sonora così raffinata (mi verrebbe da dire per pochi eletti), con stacchi musicali posti al momento giusto e adatte al contesto, quali per esempio “Empty Pages” dei Traffic o “L’isola che non c’è” di Bennato. Gli attori a mio avviso son stati perfetti: ognuno di loro nel suo ruolo è stato bravissimo, si fa quasi fatica a trovare il proprio personaggio preferito, tutti hanno svolto al meglio il proprio ruolo e gli sceneggiatori son stati bravi nel dar uguale importanza a tutti i matti! Inoltre, il film ha un equilibrio tra il comico e il drammatico impressionante, sorretto dal giusto momento musicale. Le musiche sono state composte da Pivio e Aldo de Scalzi, più ovviamente musiche di altri artisti, oltre a quelli accennati sopra, come il “Concerto 5 per pianoforte” di Beethoven.

Il messaggio del film è chiaro: qualsiasi persona in qualche modo deve contribuire alla società, cercare di migliorarla, portare nuove idee, non essere statico, come appunto Nello, il quale essendo troppo avanti con le idee, viene mandato a lavorare con dei matti (questo concetto è ben rappresentato dall’antitesi tra Nello e il dottor Del Vecchio, ancorato ad una psichiatria ormai vecchia). Alla fine i matti son stati quelli che non l’hanno capito e la legge è sempre valida: tutto è relativo, ciò che può essere pazzo per me, per te può essere normale. Einstein in effetti era avanti di almeno 50 anni…..
Film assolutamente da vedere, che vi consiglio vivamente e ahimè, se non erro, passato a suo tempo inosservato…ah si perché c’era quella stronzata in arrivo di Twilight!!!!




giovedì 1 dicembre 2011

Alien 4 - La Clonazione

Anno:1997
Regia: Jean-Pierre Jeunet
Sceneggiatura: Joss Whedon
Attori: Sigourney Weaver, Winona Ryder, Ron Perlman, Brad Dourif

Con questa recensione concludo con la saga di Alien, saga che ha fatto la storia della fantascienza. Come ben ricorderete nel terzo capitolo Ripley moriva gettandosi nel carbone fuso. Ma la Compagnia non si da per vinta e nel quarto e per ora ultimo capitolo della saga, clona (non si sa bene come) lei e l’alien che portava insieme con se, che tra l’altro è l’alien Madre.

Era il periodo in cui si parlava nei telegiornali della clonazione, della pecora più celebre di sempre, della pecora Dolly! Quindi gli sceneggiatori e produttori ne approfittarono per fare un sequel del tutto inaspettato e chiaramente progettato per fare soldi.

E’ un film con delle belle scene d’azione spettacolari; momento topico del film sono le belle scene sott’acqua in cui si nota che Sigourney Weaver nuota a delfino mentre gli altri attori nuotano a rana. Nella seconda parte succede una cosa alquanto strana, del tutto particolare: la Regina madre partorisce un figlio maschio enorme, il quale crede che la vera madre sia Ripley e non la madre stessa. Mentre nella prima parte del film Ripley è cinica, nella seconda parte si rivede  ancora una volta la maternità della protagonista, piano piano Ripley riscopre quella femminilità che tutti abbiamo visto nei precedenti capitoli.
Alcuni dialoghi sono molto semplici, però al tempo stesso li trovo molto simpatici-divertenti tipo il dialogo tra Johner (interpretato da Ron Perlman) e Ripley: “Senti ma con questi cosi hai già avuto a che fare? Lei: “Si” Lui: “Forte! E come è andata a finire?”e lei : “Sono morta!”….oppure trovo divertente la scena in cui gli unici superstiti vengono a sapere che l’astronave in situazioni d’emergenza automaticamente è dirottata verso la Terra al che nascono i primi commenti e soprattutto uno che riporto: “Oh merda cazzo quel buco di merda!No!!!”……Chissà cosa non va nella Terra del futuro!!!!!!


Alien 4



Insomma un film a tratti quasi comico, completamente diverso dagli altri tre, un film dove la paura è quasi messa da parte per far posto all’azione e alla comicità. Si perde ormai la tensione del primo film per far posto a battute e ad azione. Quindi il succo del discorso è: se uno vuole avere tensione si guardi il primo o anche il terzo, per l’azione direi il secondo e il quarto. Il secondo è superiore al quarto, ha una sceneggiatura più articolata, quest’ultimo capitolo è più semplice ma con ancora qualcosa in più rispetto ai precedenti film: nel primo c’erano solo le uova, nel secondo c’è anche la regina madre che partorisce le uova e in questo c’è il figlio maschio, molto grosso, tonto (perché appena nato) e bastardo. Insomma questo capitolo è una sorta di riempitivo con qualche chicca/trovata geniale qua e là, con molta azione e poca trama e, a mio avviso, questa trovata del figlio maschio mi sembra una cazzata per allungare il film (almeno gli sceneggiatori c’hanno provato ad inserire qualcosa di nuovo in quest’ultimo capitolo). In definitiva, consigliato a chi vuole passare una serata in allegria, a chi non vuole spremersi il cervello; per chi vuole rimanere teso allora si guardi il primo. In quest’ultimo capitolo (per ora) di teso ci sono solo le musiche storiche. A me il film non dispiace essendo amante dei film d’azione, poi ovviamente de gustibus……

In conclusione, non so se si farà mai un quinto capitolo per via della non più verde età della mitica Sigourney Weaver, a meno che non la si rimpiazzi con un’altra stangona come l'Angelina Jolie per esempio…altre per ora non me ne vengono in mente….ciao!



Ron Perlman - Dominique Pinon - Sigourney Weaver - Winona Ryder



martedì 29 novembre 2011

L'altra faccia del pianeta delle scimmie / Fuga dal pianeta delle scimmie

Regista: Ted Post
Anno: 1970
Attori: Charlton Heston, James Franciscus, Roddy McDowall

Il seguito del bel film del 1968 è per certi aspetti banale, potenzialmente anche un bel seguito ma le buone idee vengono sprecate nel nulla. Uscito nel 1970, sia con cambio alla regia che nella direzione delle musiche, ha una buona impostazione iniziale, un buon input con l’arrivo dell’altra navicella. C’è un nuovo protagonista, Brent (James Franciscus) alla ricerca del mitico personaggio Taylor (sempre interpretato da Charlton Heston, qui in questo seguito altamente sprecato!). Il film ha delle ingenuità sconcertanti come a metà film (lei Zira, la scimmia scienziata, apre la porta del camioncino in modo poco realistico) e i dialoghi li ho trovati un po’ senza senso, fatti giusto per allungare il film (che già di suo è corto).

In questo seguito manca buona parte  della tensione emotiva che c’era nel primo capitolo anche se nella prima parte il film non è malvagio, soprattutto perché segue (o tenta di seguire) lo stile del precedente capitolo. Alcune battute finali le ho trovate senza senso e soprattutto l’impostazione nella seconda parte alquanto insensata. Ovvero: si scopre che c’è ancora una sorta di razza umana, (guardate il film e lo capirete) che agisce in modo del tutto folle, malato fino alla fine del film. Le musiche non sono affatto brutte soprattutto per un semplice motivo: ricordano in modo netto Jerry Goldsmith e Edgar Varese (ascoltatevi "Hyperprism" e capirete). In definitiva, tirando le somme, il film è deludente, poteva essere impostato meglio, magari dando più spazio a Taylor ed eventualmente scrivendo una sceneggiatura diversa: Taylor che provava a insegnare a parlare agli umani e chissà magari cercare un punto d’incontro con le scimmie o eventuali guerre.

             L'altra faccia del pianeta delle scimmie

Regia: Don Taylor
Anno: 1971
Attori: Roddy McDowall, Eric Braeden


Nel terzo capitolo del 1971 c’è un netto miglioramento rispetto al secondo. Torna alle musiche Jerry Goldsmith e la differenza si sente! Il film è ben impostato, ovviamente sulla fine del secondo: le scimmie, protagoniste del primo capitolo, Zira e Cornelius, insieme al dottor Milo, riescono a scappare dalla Terra e vengono  scaraventate temporalmente all’indietro fino ai giorni nostri. Il film offre alcuni spunti di riflessione sui quali si potrebbe scrivere vagonate di pagine senza ottenere nulla di certo: ovvero se per esempio ci si ritrovasse negli anni 20 di fronte a Hitler che si farebbe? Lo si ammazzerebbe o lo si farebbe ragionare? Tutte ipotesi, nient’altro che ipotesi. E inoltre: quanti futuri esistono?

Per farla breve, il film è ben diretto, scorrevole nella sua evoluzione, senza punti morti fino al finale drammatico ma non totalmente disastroso e triste. C’è tutto sommato un lieto fine. Consigliato!



Ps Nel terzo capitolo il dottor Hasslein, che veniva solo citato nei primi due capitoli, viene interpretato in modo magistrale da Eric Braeden che negli anni 80 in poi divenne famoso per l’interpretazione del personaggio Victor della soap opera “The Young and the Restless”, nota in Italia come “Febbre D’amore”.





lunedì 14 novembre 2011

Il Pianeta delle Scimmie

Il Pianeta delle Scimmie - 1968
Regia: Franklin J. Schaffner                                                                                                          
Sceneggiatura: Micheal Wilson, Rod Serling
Anno: 1968
Attori: Charlton Heston, Roddy McDowall, Kim Hunter       
Musiche: Jerry Goldsmith




"... Fra meno di un'ora saranno sei mesi che abbiamo lasciato Cape Kennedy, sei mesi nei profondi spazi, questo secondo il nostro tempo. Ma visto che viaggiamo alla velocità della luce, la terra è invecchiata di 700 anni da quando siamo partiti, invece noi giusto di sei mesi. Certo è che se è vera la teoria, gli uomini che ci hanno spedito quassù sono morti e sepolti da un pezzo. Voi che mi state ascoltando ora sarete una razza diversa e spero che sia migliore. Io lascio il 20° secolo senza alcun rimpianto, ma c'è un'altra cosa, non è niente di scientifico, è puramente personale: visto di qui tutto mi sembra così diverso, il tempo, lo spazio, qui perdono di significato. L'individualità è annientata, io mi sento solo. Però ditemi, l'uomo, quella meraviglia dell'universo, quell'ineffabile paradosso che ha spedito me sulle stelle, fa ancora la guerra contro i suoi fratelli? Lascia morire di fame i figli del vicino?"


Uno dei miei film preferiti inizia così, con il protagonista pensieroso che si lascia alle spalle il passato, desideroso di conoscere un futuro diverso dal solito.
Il film inizia con, appunto, il comandante Taylor che parla da solo, pensieroso, prima di immergersi nello stato d’ibernazione. Gli altri tre componenti sono già nello stato d’ibernazione, ovvero Landon, Dodge e una donna, la Stewart. Scopo della missione: andare in cerca di civiltà in giro per l’universo, ad una velocità prossima a quella della luce. Di conseguenza il tempo che scorre nella navicella è diverso da quello che scorre nella Terra; al loro risveglio son passati qualche mese, invece sulla Terra son passati 2000 anni! La navicella cade in un pianeta dalle caratteristiche molto simili al nostro. Un componente è gia morto: si tratta della Stewart. Gli unici tre superstiti, Taylor, Landon e Dodge partono all’avventura, senza sapere cosa li attende: entro tre giorni devono trovare un luogo dove poter bere e mangiare, un luogo più vegetato dato che dove sono caduti è secco, privo di vegetazione. Trovano una piantina e questo avvenimento li sprona ad andare avanti fino a quando trovano un lago. Lì si tuffano e si divertono come se fossero dei ragazzini. E’ il momento della spensieratezza, la quiete prima della tempesta. Subito dopo entrano in contatto con, udite udite, degli esseri umani. Ma sono degli esseri umani privi della parola e completamente rozzi. Tutto sembra filare liscio, troppo liscio. Qui Taylor addocchia subito la gnocca di turno, alla quale lui stesso dà un nome: Nova!
 
Il personaggio principale è appunto il comandante Taylor (interpretato dal grande Charlton Heston), un personaggio forte, positivo. Taylor ha accettato la missione perché pensa che da qualche parte della galassia ci deve essere qualcosa di più intelligente dell’uomo. E’ un film che fa pensare, non è un film qualunque dalla trama semplice, non ha un finale scontato e fa riferimenti al mondo in cui si viveva allora (cioè anni 60) e problemi inerenti ad esso.  Un film che tiene attaccati allo schermo fino alla fine…..ma dove eravamo rimasti? Ah si, a Nova! A questo punto il film prende una piega totalmente diversa, arriva la sorpresa: giungono in modo minaccioso delle scimmie, ma non le solite scimmie che conosciamo, delle scimmie nettamente più evolute dotate della parola, di maggiore intelligenza. Le scimmie catturano gli uomini e le donne, compreso Taylor (colpito alla gola) e Landon. Dodge purtroppo viene ucciso durante questa caccia all’uomo. In seguito entreranno i personaggi fondamentali: oltre a Taylor, ci sono il professor Zaius, Cornelius e e Zira.
Il film ha dei chiari riferimenti nei confronti della società di allora: riferimenti al razzismo (doppio, guardate attentamente il film e lo capirete), al rapporto fede-scienza, (traspare una denuncia del potere religioso o quale sia su una teoria scientifica, "L'Onnipotente creò la scimmia a sua immagine e somiglianza, le dette un'anima e una mente e la volle separata dalle bestie della foresta e la fece padrona del pianeta. Sacre verità che sono di per sé manifeste."e infine alla guerra nucleare. Un mondo in cui i rapporti sono appunto rovesciati. “E’ un manicomio!!!!!” a metà del film urla il protagonista, momento topico del film, frase in cui c’è tutta l’essenza del film. Insomma il nostro protagonista è finito in uno spazio tempo in cui è avvenuta un involuzione: l’uomo è diventato idiota, schiavo di se stesso con le scimmie padroni del mondo, un mondo alla rovescia come nel medioevo: la chiesa ha ragione, la scienza ha torto. Forse è la storia che ha probabilmente i suoi cicli ai quali l’uomo non manca mai…..
Finale da brividi: suoni percussivi che riecheggiano le onde del mare che sbattono sulla spiaggia. Alla fine si sentono le onde del mare per un finale shock e nelle parole di Taylor si sente tutta la rabbia, il dolore, l’orrore. Un finale che fa riflettere, un film sempre attuale (son passati 40 anni), se si pensa che ancor oggi ci sono guerre inutili, che portano morti inutili, stupide. Einstein una volta disse: “La terza guerra mondiale non so con quali armi verrà combattuta, so che la quarta sarà combattuta con le fionde”. Ecco, mi auguro che il grande Einstein, si sbagliasse…..
Grande interpretazione di Charlton Heston, presenza molto forte che si sente lungo tutto il film fino alla mitica scena finale.
Capolavoro, un capolavoro che Tim Burton ha tentato di ripetere, emulare ma fallendo in modo anche netto direi!


Curiosità

Colonna sonora firmata da Jerry Goldsmith, una colonna sonora d’avanguardia, innovativa, perfetta, come per esempio nel finale. Un grande compositore: da menzionare altre colonne sonore come “Alien”, “Papillon”, “Chinatown”, “The Omen” (Il Presagio, unico film in cui prese l’Oscar).
Il film è liberamente ispirato al libro “La Planete des singes” (Il pianeta delle scimmie) del francese Pierre Boulle. Ci sono delle differenze nette tra il libro e il film come per esempio i pianeti in cui atterrano sono diversi, le scimmie vivono in una società tecnologicamente avanzata rispetto a quella del film. In effetti il film remake di Tim Burton è molto più vicino al libro.
Inoltre Cornelius viene interpretato da Roddy McDowall che nel 1985 fu tra i protagonisti del mitico film horror "Ammazzavampiri". Infine il regista di questo film è Franklin J. Shaffner, noto poi per aver girato in seguito “Papillon” e “I Ragazzi venuti dal Brasile”.
Ecco qui di seguito il finale del film in lingua originale. Ovviamente per chi non ha visto il film, è severamente sconsigliato vederlo.

Eccolo qui!