sabato 22 giugno 2013

La più bella serata della mia vita

Regista: Ettore Scola
Sceneggiatura: Ettore Scola, Sergio Amidei
Attori: Alberto Sordi, Janet Agren, Michel Simon, Charles Vanel, Claude Dauphin e Pierre Brasseur
Anno: 1972

Tratto dal libro “La Panne. Una storia ancora possibile” di Friedrich Dȕrrenmatt,
il film è stato adattato da Ettore Scola e Sergio Amidei e in un certo senso “italianizzato”.
Un certo Alfredo Rossi (Alberto Sordi) va in Svizzera per riscuotere una gran bella cifra di denaro. Non riesce ad arrivare in tempo in banca e nel frattempo da buon italiano, amante delle donne, insegue focosamente una bella motociclista. Ad un tratto l’automobile che guida (una Maserati) va in panne e passa la giornata e la nottata in un castello presieduto da magistrati tutti in pensione. Per scherzo, verrà processato.
E’ un film particolare, coraggioso. Coraggioso perché un’opera drammatica è stata spostata verso una sponda più comica, con un tono più vicino alla commedia. Qualcuno potrebbe pensare ad una snaturazione dell’opera. No, a mio avviso, è stata italianizzata.
Il film è una chiara rappresentazione dell’italiano medio, un profondo atto d’accusa nei confronti di una società poco seria, nei confronti di tutti i Dottor Rossi che spacciano il loro diploma per una laurea, nei confronti di chi ha una Maserati per sentirsi un borghese di alto bordo (un po’ come oggi che chi non ha l’Iphone da 800 euro è un minchione fuori moda), nei confronti di chi affronta la vita sempre in modo esageratamente allegro e mai serio. Per fare ciò, chiaramente occorreva spostare l'asse drammatico verso un asse più comico.
Film scorrevole e attuale, forse più oggi che allora, un film che ha retto all’usura del tempo e che (forse) addirittura è “maturato”. Splendido Sordi, in piena forma, istrionico. Chi meglio di lui poteva mettere in luce le caratteristiche dell’italiano medio, dell’italianità che sfociano nell’emblematica e paradossale scena dell’arringa? Ad uno straripante Sordi, fanno da contrappunto i giudici seriosi, ottimamente interpretati da mostri sacri del cinema francese ovvero Michel Simon, Charles Vanel, Claude Dauphin e Pierre Brasseur. Da non dimenticare, Janet Agren, bella e brava.
Ottime le musiche di Armando Trovajoli , veramente interessanti, messe al punto giusto, la fotografia di Claudio Cirillo e la scenografia di Luciano Ricceri.

In conclusione, film per me sublime, notevole, da non sottovalutare. 

lunedì 10 giugno 2013

La grande bellezza

Regista: Paolo Sorrentino
Anno: 2013
Attori: Toni Servillo, Sabrina Ferilli, Dario Cantarelli, Roberto Herlitzka, Carlo Verdone, Galatea Ranzi, Anita Kravos, Carlo Buccirosso
Sceneggiatura: Paolo Sorrentino, Umberto Contarello

L’ultima fatica del Sorrentino, del quale non avevo mai visto un film, è un film particolare, d’autore. Devo dire che il film mi è piaciuto, a tratti mi ci sono rivisto in alcuni dialoghi. E’ un film sulla decadenza dell’italiano medio attuale, sia della donna che dell’uomo.
Un film volutamente un po’ confuso, un po’ come la vita di molti italiani, e un po’ antinarrativo. Ma direi riuscito.
Jep, il protagonista del film, vive in modo spensierato, si gode la vita nei festini organizzati nel terrazzo di casa sua, si gode la notte, le donne, però paradossalmente a differenza di altri vive in modo coerente. Potrebbe risultare un personaggio negativo, invece non lo è a pensarci bene. E’ un uomo che non ha trovato la donna giusta, ma non per colpa sua, in fondo lui è sempre stato alla ricerca della persona giusta, della grande bellezza ma per motivi di fato bastardo non l’ha mai avuta. Qualcosa è andato storto.
Jep - Toni Servillo
E il primo piano su Jep, sguardo malinconico, mentre gli altri ballano, è emblematico. E’ una persona diretta, intelligente che dice le cose in faccia, qualità che non tutti hanno (il monologo verso la donna pseudo-intellettuale è spietato ma giusto) e forse, anche per questo suo carattere coerente, qualcosa non è andato per il verso giusto lungo la sua vita.
Durante la visione si possono pensare a mille cose. Ci si può chiedere: ma se avessi incontrato la persona giusta al momento giusto come sarebbe stata la mia vita? E se l’ho incontrata, perché l’ho mandata a quel paese? O viceversa: perché mi ha mandato a quel paese? Insomma: come dice qualcuno, il libero arbitrio è una gran bel punto d’arrivo della società odierna ma talvolta è una grossa fregatura. Da una scelta può scaturire una vita “sbagliata”, monotona. Il film è girato a Roma, le cui sculture fanno da cornice ma soprattutto da contrappunto alla vacuità dell’individuo odierno; in fondo, ce le meritiamo le opere dei secoli passati? Bisognerebbe chiederlo al turista giapponese che s’intravede ad inizio film.
Cast eccezionale e nutrito: grande Servillo (come al solito), brava la Ferilli, uno stralunato Dario Cantarelli, un sempre prezioso Roberto Herlitzka (un cardinale poco ecclesiastico), senza dimenticare tutti gli altri.
Come ho detto a inizio post, è un film particolare: se piace o non piace dipende molto dai gusti personali, forse anche dalla nostra vita personale e potrebbe essere uno di quei film che la prima volta non dice niente e poi si ha il colpo di fulmine in successive visioni.

Ps il personaggio di Jep ricorda Franco Califano, sembrerebbe quasi una caricatura dell’artista recentemente scomparso. Non so se sia una coincidenza…. O se una mia impressione svalvolata! :)

lunedì 13 maggio 2013

Dexter: settima stagione


Dexter - Michael C. HallDopo una non esaltante sesta stagione, ma con il colpo di scena finale, si attendeva con ansia la settima stagione. Attesa ripagata? Parzialmente si. L’evoluzione di questa settima stagione, nelle prime puntate non è male, i dialoghi serrati sempre più fitti tra Dexter e Debra sono ben interpretati e interessanti da un punto di vista psicologico. Purtroppo ad un certo punto proprio al giro di boa, al concludersi della sesta puntata, avviene la cavolata che rovina questa stagione e il vizio di scrivere americanate, si ripresenta anche qui, come successo nella seconda stagione. L’ultima puntata poi è l’apoteosi delle cavolate, la ciliegina sulla maxi-torta delle cavolate. Interessante il personaggio Isaac Sirco (Ray Stevenson molto in palla), un personaggio cinico ma al tempo stesso  con un suo “codice” morale. Ah poi dimenticavo, anche qui non poteva mancare la presenza femminile, la new entry, Hannah McKay (Yvonne Strahovsky) che stravolgerà la vita di Dexter. 
Come successo nella sesta, c’è la sensazione che la sceneggiatura sia stata scritta, a tratti bene, a tratti frettolosamente, aggiungendo qua e la dei riempitivi per arrivare alla dodicesima puntata, creando così dialoghi anche surreali per lo stesso Dexter e scene forzate oltre il limite della realtà.
Ora non ci resta che attendere l’ottava e si suppone ultima stagione, quella definitiva, quella dove Dexter forse tornerà se stesso o forse prenderà una strada diversa, più “normale”. Sperando che i sceneggiatori tornino in forma, che la smettano di raschiare il fondo del barile e che le buone idee tornino a galla.



Isaac Sirco - Ray Stevenson

lunedì 29 aprile 2013

Dexter: le prime sei stagioni


E’ un periodo che guardo film di ogni genere-periodo (“Colazione da Tiffany” – "La prima notte di quiete" - “Gli occhiali d’oro” – i recenti “Il lato positivo”- “Viva la libertà”- “Tutti contro Tutti”) e nel mentre ho deciso d’imbattermi in una serie televisiva di successo ovvero Dexter. Io per ora sono arrivato fino alla sesta stagione, segno che la serie in questione mi ha appassionato. Il segreto di un successo di una serie credo siano i personaggi e la relativa scelta degli attori, e in tal caso il bersaglio è stato centrato. E poi hanno ovvia importanza le sceneggiature con l’altrettanto ovvia conseguente esecuzione.
Partiamo dalla prima stagione: si inizia lentamente, si parte dalla
Dexter
caratterizzazione dei personaggi, dal protagonista Dexter Morgan (Michael C. Hall), un tranquillo ematologo della polizia di Miami ma che in realta è un serial killer intelligente che sfoga il suo "disturbo" verso le persone cattive, da Debra, sorella di Dexter (non di sangue), tanto sboccata quanto in gamba (e infatti col passare delle serie matura come poliziotto e anche con la quantità di parolacce), passando per l’ambiguo tenente La Puerta, il detective Batista, che veste latino ed è molto amichevole e Masuka, il collega di Dexter,  simpatico uomo arrapato di figa ma dotato di certa onestà e lealtà non indifferente. E poi c’è Rita, (interpretata da Julie Benz), dotata di estrema grazia e da un culo meravigliosamente scultoreo e il fantasma-ricordo del padre adottivo di Dexter, Harry Morgan, interpretato da un grande James Remar. Nel seguito delle stagioni qualche personaggio ci lascia e qualcuno nuovo arriva.
Quello che ho notato è che in un certo senso le stagioni sono quasi a se stanti, sembra quasi che ogni volta si riparta da zero, eccetto direi per le prime due, anche se ovviamente tutte le stagioni son legate. La formula di ogni stagione è sempre la stessa: c'è uno stronzo di serial killer, pazzo scatenato, che manda nel pallone la polizia di Miami, e nel mentre Dexter si "diverte" a massacrare qualche criminale lasciato in libertà. Si potrebbe pensare di cadere in una serie ripetitiva ma per fortuna e per bravura degli sceneggiatori non lo è. 
La prima stagione è una delle migliori, con una sceneggiatura intrigante che tiene incollati allo schermo e una bella fotografia che ci accompagnerà anche nelle successive stagioni. La seconda è la stagione che a quanto pare piace a molti fan ma che personalmente ho trovato una gran cavolata, con scene forzate, “irreali” dal punto dei vista dei dialoghi. La terza non è male e ho trovato interessante l’idea di una eventuale amicizia tra Dexter e Miguel Prado…..guardatevi la terza stagione. La quarta è una bella stagione, un confronto tra Dexter e il serial killer più sflesciato degli ultimi trent’anni Trinity; l’ultima puntata ha qualche forzatura (che ci volete fare le americanate ci stanno gioco forza), ma tutto sommato non scalfisce una stagione positiva. E si arriva alla quinta, forse la mia stagione preferita. Qui Dexter incontra una persona che lo capisce e trova la sua dimensione, una sorta d’equilibrio interiore, per una stagione purtroppo per lui, ma almeno la trova.  
E infine, per ora ho visto la sesta ed inizia a notarsi un po’ di stanchezza da parte degli sceneggiatori, il non sapere cosa più inventarsi e infatti  si arriva un po’ a fatica all’ultima puntata con il colpo di scena. Così così.
Ora non mi resta che la settima stagione che a quanto pare è ancora peggio della sesta e infine l’ottava che dovrebbe chiudere tutta la serie. Spero di aver suscitato un minimo di curiosità verso questa serie e inoltre i film citati a inizio post ve li consiglio! 

mercoledì 3 aprile 2013

Quelli che......non lo dimenticheranno mai


Qualche giorno fa Enzo Jannacci ci ha lasciato. Conosco poco della discografia del geniale musicista di Milano, ma almeno il periodo 75-79 lo conosco discretamente bene e li ho imparato ad apprezzarlo. Ascoltando i suoi pezzi capisci quanto sono attuali, quanto hanno retto bene all’usura del tempo, quanto sono universali e direi anche quanto erano eseguiti bene! Le sue musiche erano allegre ma anche condite di un velo di dramma e di critica. Forse per questo qualcuno non lo apprezzava perché usava una certa vena ironica ma a mio avviso, per trattare certi argomenti, era il modo giusto. Questo è un blog cinematografico, come qualcuno di voi saprà, ma proprio in quel periodo 75-79 alcune sue composizioni furono sapientemente usate in alcuni film, come per esempio “Pasqualino Settebellezze” (Quelli che, Tira a Campà), “L’Italia s’è rotta” (Statu quo), "Sturmtruppen", “Gran Bollito”, “Saxofone” per l’amico Pozzetto. Fu attivo anche come attore: fece coppia con Monica Vitti nel primo episodio “Il frigorifero” del film “Le coppie” e protagonista nel film “L’udienza” di Marco Ferreri, film che non ho visto. E ovviamente non dimentichiamoci che era un medico! Di giorno in ospedale, di sera a cantare.
Insomma un uomo, un grand’uomo assai versatile, che mancherà a tutti quelli che lo hanno apprezzato.  
Grazie, Enzo!


domenica 3 marzo 2013

Auguri, Tomas Milian!!!


Uno degli attori più eclettici del cinema compie 80 anni! L’interprete cubano di film come “Banditi a Milano”, “Beatrice Cenci”, “Vamos a matar companeros”, “Non si sevizia un paperino”, “Milano odia: la polizia non può sparare”, “Squadra volante”, “Roma a mano armata”, “Squadra antiscippo”, “La luna”, e il mitico “Delitto al ristorante cinese”, e che per più di vent’anni ha lavorato qui in Italia, raggiunge un bel traguardo.
Poi indubbiamente finì un’era del cinema italiano molto fertile e emigrò negli States, a dare il suo contributo di caratterista. Del periodo americano ho visto “Revenge”, film non brutto ma nulla di esaltante (sia lui che il regista Tony Scott hanno fatto di meglio). Mi mancano svariati film della sua filmografia (un centinaio di film grosso modo, e io sono a quota 30-31), in particolare il periodo anni 60, eccetto “La notte brava” di Mauro Bolognini (primo film dell’attore cubano), l’episodio di “Boccaccio 70” diretto da Luchino Visconti. Ha lavorato con registi di vario genere, grazie alla sua duttilità, come Valerio Zurlini, Bruno Corbucci, Sergio Corbucci, Umberto Lenzi, Lucio Fulci, Bernardo Bertolucci, Pasquale Festa Campanile e altri ancora. Insomma, un attore di classe cristallina che ha reso grande il cinema italiano.
Tanti auguri, Mr Tomas Milian!


giovedì 21 febbraio 2013

Concerto Moretti


Essendo ormai un fan del buon Moretti, non potevo mancare all’evento “Concerto Moretti” al Teatro Auditorium del Conservatorio a Cagliari. Tra l’altro notato quasi per caso, per le strade di Cagliari, dal ritorno dalla cineteca sarda dove per la rassegna di fantascienza mi ero visto il primo film di George Lucas. Comunque, trattasi dello spettacolo già eseguito altre volte a partire dal Giugno 2011 a Roma e che è giunto qui in Sardegna nelle giornate del 17-18 Febbraio 2013 prima a Sassari e poi appunto a Cagliari.
Serata di due ore e mezza, lungo la quale si è percorso, attraverso immagini proiettate sullo schermo, tutto il  repertorio cinematografico del Nanni. Il regista ha interpretato alcuni monologhi tratti dai suoi film, raccontando vari aneddoti, e facendoci immergere nell’atmosfera di preparazione ai suoi film, in particolare nel caso di Caro Diario e Habemus Papam. Il tutto alternandosi in modo sapiente alle musiche scritte dai due compositori storici dei film del Moretti, Franco Piersanti e Nicola Piovani, dirette dallo stesso Piersanti ed eseguite dall’orchestra regionale dei Conservatori di Musica Luigi Canepa di Sassari e P.L. da Palestrina di Cagliari, con interventi al pianoforte degli stessi due compositori. Quindi uno spettacolo interessante per capire la personalità del regista, e venire a conoscenza della sua meticolosità e maniacalità nel girare i suoi film. Serata a tratti scoppiettante, condito di aneddoti divertenti, come quello del titolo tedesco di Palombella Rossa (Pallanuoto e il comunismo) che ovviamente causò il flop d’incasso in Germania, simpatica ironia tra la eventuale rivalità Sassari – Cagliari su chi è più acculturato, più altre racconti di stampo autobiografico, d’altronde com’è nel suo stile e un finale commovente, in ricordo della madre scomparsa nell'Ottobre 2010. Scontato dirlo, belle le musiche, ben dirette da Franco Piersanti, ben eseguite dall’orchestra e un ottimo Piovani.
In conclusione, serata piacevole, direi senza tempi morti, l’ideale per conoscere e apprezzare ancora di più il cinema del Moretti, uno spettacolo che consiglio di vedere a chi è amante del buon cinema.  Ho fatto pure un video, se volete vederlo eccolo qui di seguito.....